L’ultimo racconto pubblicato dalla scrittrice fantasy Monica Serra si intitola Demone, mangia i miei sogni e fa parte della raccolta Yokai – Spiriti inquieti (Bakemono Lab) con storie che si svolgono fra le oscure nebbie del mondo nipponico Yokai. L’edizione è curatissima e oltre alla nostra Monica vi hanno preso parte Marco Mancinelli, Olivia Balzar e Valerio La Martire in qualità di autori, Mauro Beato in qualità di prefatore e Claudia Ducalia come illustratrice. Ma non è il solo lavoro che Monica ha realizzato di recente. Infatti, l’autrice ha scritto il racconto Blue Paradise per l’Albo n. 8 di Scritture Aliene (Editrice GDS 2017) a cura di Vito Introna. E ancora, la brava narratrice di Formello (Roma) è reduce dalla vittoria alla prima edizione del Premio Viviani per il miglior racconto fantasy, assegnato a San Marino, nello scorso agosto in occasione del IV Raduno Tolkieniano.
Anzitutto Monica complimenti per il “Premio Viviani”! A questo punto direi che possiamo iniziare proprio da qui questa nostra conversazione, che ne pensi?
Certo, grazie per i complimenti e per l’opportunità di fare questa chiacchierata. Per me è stato un grande onore ricevere questo premio, per vari motivi, non ultimo quello di inaugurare un riconoscimento intitolato a un uomo che per la letteratura fantastica ha fatto moltissimo. Viviani era il curatore di tutte le mie collane preferite e purtroppo non ho potuto conoscerlo di persona, ma solo attraverso il suo lavoro e grazie alla stima e ai ricordi di tanti amici che lo hanno frequentato. Mi auguro che questo nuovo premio, fortemente voluto da Annarita Guarnieri, possa crescere nel tempo e regalare agli amanti del fantasy una lunga serie di storie meravigliose.
Qual è il titolo del racconto e quali tematiche ha in sé la storia che hai scritto?
Il titolo è La lacrima di Inanna e ha un’ambientazione diversa da quelle medievaleggianti nelle quali sono solita vagare alla ricerca delle mie storie: narra della lacrima della dea sumera Inanna, versata per l’umanità e divenuta un potente e conteso talismano, che la principessa Ninil della ziggurat di Akhri dovrà occuparsi di restituire alla stella-lupo Mul Tiranna, messaggero della dea.
Cosa ti emoziona o comunque ti ispira nella elaborazione di una trama?
Domanda difficile. Normalmente mi illudo di avere io il controllo della trama, ma poi – e accade sempre – mi rendo conto che è la storia che sto narrando ad avermi scelta: è lì, esiste e si fa scoprire poco a poco, lasciandomi credere di essere stata io a inventarla.
Nei tuoi racconti dai anche peso alla storia, intesa come ricerca…
Sì, e mentre faccio ricerche per garantire verosimiglianza a quello che mi accingo a raccontare, mi capita di imbattermi in fatti/situazioni che pensavo di aver inventato e che invece sono fatti realmente accaduti.
E quali sensazioni provi quando avviene questo? Cosa pensi?
A volte mi inquieta un po’, sono sincera. Ecco perché mi piace definirmi “narratrice di mondi”, così si evitano equivoci sulla paternità delle storie che racconto.
Ma cosa ti attira della letteratura fantastica e in particolare del fantasy? Qual è la tua idea di narrativa fantastica? Può essere un modo di scrivere attorno a questioni che riguardano l’umanità?
Del genere fantasy amo la possibilità che offre di leggere/raccontare storie fruibili su più livelli. Ciascuno può trovarvi una risposta adeguata, che sia uomo o donna, adulto o bambino. Ogni buon racconto fantasy è un’esperienza unica e soggettiva. Se poi estendiamo il discorso al ‘fantastico’ senza distinzione di generi e sottogeneri, quello che amo di più è la possibilità che questo tipo di letteratura offre di parlare di temi universali e attuali guardandoli/narrandoli da punti di vista del tutto inaspettati e con un’efficacia inaspettata. Per esempio, la fantascienza fa appello all’immaginazione per spingere a riflettere sui grandi interrogativi, studia la realtà da una prospettiva diversa al fine di comprenderla e viverla meglio; il fantasy, invece, con i suoi archetipi diventa uno strumento di formazione, di crescita personale. Due punti di osservazione diversi, uno oggettivo e l’altro soggettivo, ma entrambi efficaci e fortemente ancorati alla realtà.
Gli scrittori si confrontano anche con i temi di attualità e di cronaca quotidiana. In questi ultimi tempi si dibatte molto di femminicidio e abusi sulle donne. Recentemente tra l’omicidio della giovanissima Noemi, avvenuto in provincia di Lecce, e gli abusi sessuali sulle ragazzine che frequentavano una palestra di karate nel Bresciano, i giornali ne hanno parlato moltissimo.
La violenza di genere è un fenomeno che pare diventato inarrestabile e credo che serva un forte impegno sociale per mettervi degli argini. In un mondo in cui il riferimento è un modello patriarcale, in cui la violenza di genere viene perpetrata senza distinzione di razza o classe sociale, in cui il numero delle vittime ha raggiunto livelli e frequenze raccapriccianti, bisogna sensibilizzare, sostenere, educare, legiferare.
E’ un problema che andrebbe affrontato con maggiore incisività nella società. Che idea hai in proposito?
Non è facile, ma sono convinta che il ruolo della letteratura sia fondamentale per diffondere e informare, anche quello – magari inaspettato e non immediatamente intuibile – della letteratura di genere.
Infatti, come scrittrice hai trattato l’argomento in un tuo racconto dal titolo Kat la sopravvissuta nell’ambito dell’antologia a più voci Rosa Sangue.
Rosa Sangue è stata un’esperienza che mi ha segnata sotto molti punti di vista. Ho avuto l’onore di ritrovarmi in una raccolta di altissima qualità, al fianco di autrici splendide, sotto la guida di due curatori straordinari come Loredana Pietrafesa e Donato Altomare e col sostegno di un editore, Altrimedia, che ha scommesso su un progetto per niente scontato. Il fantastico è diventato così non più una letteratura d’evasione ma uno strumento per parlare e far parlare. L’impegno si è trasformato in una serie di eventi e di iniziative volte a creare la maggiore eco possibile sul fenomeno. Tra i vari progetti, vado particolarmente fiera di quello portato avanti assieme all’amica e collega di penna Loriana Lucciarini, con la quale abbiamo fondato un polo locale dell’associazione EWWA (European Writing Women Association) a cui entrambe siamo iscritte: il primo evento da noi organizzato (patrocinato da EWWA, dal Comune di Nepi e dalla World SF Italia) è stato incentrato proprio su questo argomento.
Andrete anche nelle scuole?
Speriamo di riuscire a portarlo anche nelle scuole in quanto secondo noi sono il luogo da cui partire per affrontare il problema in modo serio.
Visto che parliamo di cultura e influenza nel sociale, ritieni di avere un messaggio preciso che lanci nei tuoi scritti?
Alla fine, anche quando non è voluto, il messaggio nella narrativa fantastica viene sempre fuori. E come dicevo prima, grazie all’universalità dei temi e ai molteplici livelli di osservazione possibili in una storia fantastica, ciascuno può trovare una personale soluzione ai problemi che nella vita reale sembrano impossibili da risolvere. Per quanto mi riguarda, mi trovo molto a mio agio in una forma narrativa, il racconto, che non sembra godere di grande considerazione nell’ambito dell’editoria italiana (anche se pare che piano piano qualcosa stia cambiando) ma che a mio parere è molto efficace proprio nel trasmettere messaggi e nel suscitare riflessioni.
In chiusura Monica ci dice che sta lavorando a ulteriori progetti, anche se il lavoro (quello necessario alla “sopravvivenza”) non le lascia molti spazi. Comunque vi anticipiamo che nei prossimi mesi sarà pubblicata un’antologia incentrata sulla figura di Vlad Tepes (in lingua rumena è Vlad l’Impalatore, conosciuto anche come Dracula, ispiratore dell’omonimo romanzo di Bram Stoker), in cui è presente un suo racconto. Inoltre, anche quest’anno Monica fa parte nella giuria del “Premio Cittadella”, sta lavorando a diversi racconti destinati a altrettante antologie e ha paio di trame destinate “chissà quando–ci dice”, a trasformarsi in romanzi. Abbondano, infine, le collaborazioni con riviste, siti e blog di settore. Insomma, la vena creativa di Monica Serra è inesauribile e continuerà a donarci nuove entusiasmanti e immaginifiche storie!
(per visitare il suo blog cliccare qui)
Filippo Radogna