Umberto Eco, grande intellettuale e autore dell’indimenticato romanzo “Il nome della Rosa” definiva la fantascienza una letteratura di idee.
L’espressione è ampiamente condivisa da Carmine Villani, stimato narratore e saggista e nostro associato, il quale con altri illustri colleghi che vanno da Bruno Vitiello a Vanni Mongini a Donato Altomare, e con l’idea di coinvolgere altri nomi e operatori de nostro mondo visionario, sta pensando a un manifesto della fantascienza italiana. “Non tanto da un punto di vista storico, che sarebbe comunque una gran cosa – afferma – ma volto ad attrarre lettori, non solo a vantaggio degli autori o degli editori, ma a vantaggio di una letteratura in Italia ancora troppo trascurata”. Da appassionati di fantascienza condividiamo il suo pensiero.
Ma torniamo al Nostro. L’amore per la science fiction da parte di Carmine Villani viene lontano, sin da quando era un ginnasiale. Egli ritiene la science fiction una letteratura che consente di anticipare i tempi o di interpretare il futuro: “che questo sia possibile – evidenzia – probabile o anche solo pensabile, perché, pur non tralasciando il passato è verso il futuro che è necessario guardare”.
Classe 1948, Villani, dopo aver frequentato il Liceo classico (della sua città, Napoli) “quello di una volta” tiene a specificare che gli ha lasciato importanti tracce fornendogli le basi di una vasta cultura, si è laureato sempre nel capoluogo campano, in Giurisprudenza. Nel frattempo da cultore di storia, in particolare di quella risorgimentale napoletana, nel 1976 partecipa al volume “Storia, Arte e Cultura della Campania” con un suo saggio dal titolo “Ottimismo della volontà – pessimismo della ragione. La figura dell’intellettuale Meridionale dalla rivolta di Masaniello a Carlo Pisacane”.
Bancario per un periodo a Bologna, città che per le sue peculiarità considera una seconda patria, Villani si è cimentato anche nella scrittura di saggi relativi al settore, infatti nel 1980 per l’editrice Grasso curò la pubblicazione del “Manuale pratico dei termini di Banca, Borsa e Titoli”. Abituato a positivizzare tutte le esperienze, il lavoro in banca gli è tornato utile quando decise di tornare a Napoli per cominciare la professione di avvocato civilista.
E’ stato un mestiere che ha affrontato con grande piglio e con buone affermazioni nel foro napoletano, anche se oggi ci confessa con amarezza “è una professione che non amo più come una volta”.
Nel frattempo il talento da scrittore gli apriva le porte alla Perseo Libri (poi divenuta com’è noto Elara) e nel corso degli anni, sotto la supervisione di un maestro del calibro di Ugo Malaguti ha dato alle stampe “Gli occhi dell’infinito” nel 1992, “La Luce delle stelle” nel 1994, “Terra Madre” nel 1998, “Le Porte degli Universi” nel 2004. Mentre per le Edizioni Della Vigna ha pubblicato “Contatti” nel 2014 e “Principessa” nel 2015.
Da aggiungere che da intellettuale eclettico qual è, Villani ha continuato parallelamente la sua attività saggistica. Così sulla rivista “Futuro Europa” pubblicò, nel 1995, il saggio sulla fantascienza: “Alla ricerca di una scuola”, mentre 1998 pubblicava un omaggio, in occasione dei cento anni dalla nascita, al grande attore comico Antonio de Curtis, in arte Totò, da titolo: “Totò, 100 anni”.
Ma oggi di cosa si sta occupando il nostro autore?
“Intanto Luigi Petruzzelli – ci rivela – ha un paio di miei lavori da esaminare. Poi ho parecchie cose in cantiere e ora che comincio ad essere più libero mi ci dedicherò con maggiore impegno. Tra queste c’è un po’ di tutto, ma sarebbe troppo lungo parlarne adesso. Ti dico che si tratta di geopolitica, un fanta-futuro con Roma capitale di un impero”.
Altri desideri? Ci risponde che vorrebbe dedicarsi all’enorme catasta di libri che ha in casa e che tralascia per via delle lunghissime sentenze della cassazione che invece per lavoro è costretto a leggere. Si rasserena quando poi ci dice che appena potrà, vorrebbe dedicarsi a tempo pieno alla fantascienza e alla cultura, anche passando fantastiche serate “come quella sera a Rovereto quando, con Renato Pestriniero, siamo partiti da Lucy (è un thriller di Luc Besson, ndr) e siamo arrivati alla seconda guerra mondiale, dimenticando quasi di andare a dormire!”.
Conoscendo la grande passione di Carmine (e di Renato) per questi argomenti ci crediamo e non possiamo che augurargli che tali serate, nel futuro, si ripetano sempre più numerose!
Filippo Radogna