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Paola Cartoceti, da Petrarca a Lo Hobbit

Paola1rScrittrice, saggista, traduttrice, conferenziera, Paola Cartoceti si è laureata in filologia italiana all’Università Cattolica di Milano con una tesi sul Petrarca. Studiosa versatile, passa da Tolkien, alla filologia germanica, dalla lingua inglese a quella tedesca (ha anche imparato a decifrare la lingua gotica e norrena), sino alla ricerca storica. Quelli appena elencati sono solo alcuni dei campi di attività di Paola. Infatti, è anche una validissima traduttrice e attualmente, con Delos, sta lavorando ai racconti apocrifi di Sherlock Holmes. Vale la pena segnalare che come scrittrice di racconti (tutti pubblicati, anche le fanfiction, in antologie e riviste) ha vinto il Premio Courmayeur e può vantare un autorevole terzo posto del Premio Repubblica di San Marino. Nel 2016 ha pubblicato un saggio per il volume Hobbitologia (Camelozampa). Tra i suoi tanti hobbies, il cinema e la musica di ogni genere ed epoca, i viaggi all’estero e nelle città d’arte italiane. Da cattolica praticante ama anche i luoghi di pellegrinaggio e con una cara zia ‘avventurosa’ ha visitato Israele, ha fatto tutto il Cammino di Santiago e ha pregato a Medjugorje. Si tiene in forma con il Tai Chi Chuan, lunghe passeggiate e curando le piante del suo giardino.

Mi piacerebbe cominciare la nostra intervista parlando dei tuoi studi. Sei laureata in filologia italiana e poi hai approfondito anche quella tedesca. C’è qualche opera letteraria specifica che ti ha portato, dopo il liceo, a indirizzarti verso questi studi?
Non in particolare. Ho sempre amato la letteratura di ogni genere. Mia madre e mia zia sono state professoresse di inglese e hanno avuto l’intelligenza di farmi amare la lingua senza forzarmi: mi bastava vedere le loro librerie e morivo dalla voglia di leggere tutto! Però al liceo mi piacevano anche le scienze. Dopo vari tentativi falliti di farci capire la nostra vera vocazione a scuola (spero che adesso le cose siano migliori per chi si trova a scegliere la facoltà), ho deciso dapprima per Fisica perché mio papà aveva avuto una carriera soddisfacente in quell’ambito, mentre mia madre mi era sempre sembrata frustrata nell’insegnamento. Dopo sei esami in sei anni a Fisica… ho cominciato a capire che qualcosa non andava. Ho seguito la mia passione iscrivendomi a Lettere alla Cattolica di Milano e mi sono divertita moltissimo. Malgrado questo, sono grata della mia esperienza a Fisica, perché ha rinforzato quella forma mentis scientifica che è applicabile anche alla filologia. E’ diventata una filosofia di vita: risalire alle fonti primarie anche di fronte alle notizie quotidiane, alle opinioni ideologiche o religiose, perfino alla comunicazione fra amici. Per quanto riguarda il tedesco, mi attira terribilmente perché molti testi di filologia o di mitologia nordica sono in tedesco; ho perfino parenti in Germania, ma per ora non riesco a parlarlo correntemente o a leggerlo senza un dizionario.

Dopo la laurea hai iniziato a lavorare come traduttrice per case editrici importanti tra cui Fanucci. Puoi elencarci alcuni tra i testi che hai tradotto? Quali ricordi con maggior interesse e piacere?
Decisamente Robin Hobb, autrice della saga di Fitz, articolata Paola2rin quattro trilogie di cui ho tradotto le prime tre. Ho adorato il suo modo di costruire un ambiente “fantastico” in cui la magia ha una sua precisa spiegazione, non è semplicemente “palla di fuoco, bum”. Hobb ha creato un mondo credibile che a mio parere non è inferiore alla Terra di Mezzo, a Westeros o a Hogwarts. Ho cercato di fare il miglior lavoro possibile, ma ho tradotto l’ultimo romanzo in un periodo problematico, e ci sono navi che cambiano nome da un libro all’altro… scusate! Vorrei che Hobb fosse meglio conosciuta, ma al momento è molto difficile recuperare i suoi libri tradotti. L’editoria è un mondo complesso.

Hai incontrato alcuni degli autori o autrici tradotti? Chi?
Robin Hobb, naturalmente. E’ venuta in Italia anni fa e l’ho intervistata per il suo club italiano, Blood Memories. Fra l’altro le traduzioni mi hanno dato la possibilità di incontrare questo gruppo di appassionati, non come traduttrice (imperfetta) ma come fan tra i fan, e di forgiare amicizie per la vita. L’ho rivista a Londra nel 2014 a una convention, ma era stato un viaggio molto stressante e temo di essermi addormentata durante il suo intervento. Malgrado questo, lei è stata sempre gentilissima.

Tra l’altro ti sei occupata anche di Star Trek e degli Eroi Marvel.
Devo riconoscere l’importantissima influenza sulla mia carriera dell’indimenticato Alberto Lisiero e di sua moglie Gabriella Cordone dello STIC (Star Trek Italian Club, ndr), due grandissimi amici e mentori. Alberto mi ha aiutato a ottenere il mio primo lavoro con Fanucci (al telefono davanti a una pizza…è una storia tutta da raccontare) e mi ha accompagnato attraverso la traduzione dei libri companion di TNG (The Next Generation, ndr) e della Serie Classica, oltre a vari fascicoli su Star Trek, e perfino la traduzione di alcuni episodi di Deep Space Nine. Grazie alla traduzione dei fascicoli di Star Trek sono passata poi a tradurre i fascicoli Marvel e i libri militari Osprey. Le traduzioni Marvel mi hanno permesso di approfondire un mondo fumettistico che già amavo: sono diventata una fanatica di personaggi come Hulk, Iron Man, Deadpool e Dottor Strange. Ovviamente non mi perdo un film.

Tieni spesso conferenze sulla letteratura fantasy. Quali sono stati gli ultimi impegni e quali saranno i prossimi?
Paola3rCi credo che nessuno mi dà retta se dico di essere sociofobica: quando salgo su un podio con un microfono e parlo di Tolkien o Rowling divento un animale da palcoscenico. Chiaramente la passione supera ogni paura. Non ricordo neanche quando ho cominciato a tenere conferenze. Le esperienze più recenti riguardano Tolkien, di cui sto studiando la “History of Middle Earth”. E’ faticosa ma affascinante, e ogni tanto capito su un argomento che mi fa esclamare “Non lo sa nessuno, devo assolutamente parlarne!” Un esempio straordinario è stato la scoperta del testo “Atrabeth Finrod ah Andreth”, in cui Tolkien ipotizza addirittura la venuta di Cristo nella Terra di Mezzo. L’ultimissimo impegno è stato portare la mia conferenza “Genesi del Silmarillion” a Ravenna, grazie al passaparola partito da Adolfo Morganti. Al momento sto raccogliendo materiale per una conferenza su Earendil, che può essere considerato il primo germe della mitologia di Tolkien. Per quanto riguarda Harry Potter, in genere faccio interventi più brevi su argomenti relativi alla traduzione di opere minori: “Animali Fantastici”, o “La maledizione dell’erede”. In questi casi sono affiancata dalle mie colleghe studiose e saggiste, e diventa più una chiacchierata che uno show personale.

Non è di molto tempo fa il saggio breve da te pubblicato su Lo Hobbit.
E’ apparso nella raccolta “Hobbitologia” edita da Camelozampa, uno Paola4r di dieci testi scritti dai più importanti esperti tolkieniani in Italia, fra i quali mi colloco abbastanza in basso. E’ servito per darmi una botta di autostima dopo decenni in cui per motivi vari non ho pubblicato niente. Ma soprattutto mi ha aiutato a elaborare i miei sentimenti contrastanti sulla trilogia filmica di Peter Jackson. Il titolo eloquente è “Lo Hobbit dal libro al film: Missione impossibile?” Ho cercato di conciliare l’affetto che ho provato per i film con il disagio che mi suscitano certe soluzioni di Jackson. La morale è che i film contengono un senso del meraviglioso apprezzabile, se si riesce a ignorare le scelte di cattivo gusto.

E in attesa di leggere qualche nuovo scritto di Paola o magari ascoltarla in qualche entusiasmante conferenza, se volete saperne di più date un’occhiata al suo sito visibile cliccando qui. Sarà un bel viaggio nella Terra di Mezzo!

Filippo Radogna

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