Il racconto di Marco Di Giaimo “Lieta fine”, scritto in collaborazione con Giuseppe Bono, rientrerà in un progetto didattico di drammatizzazione della Scuola Media di Borgo S.Giacomo (Brescia), comune dove vivono i due autori.
E’ soltanto l’ultima delle soddisfazioni che la fantascienza ha dato a Marco Di Giaimo, geometra di professione, scrittore per passione, collezionista di Urania Mondadori e dei fumetti di Nathan Never.
Marco, insieme al fraterno amico e narratore Giuseppe Bono è autore di vari romanzi di science fiction, gialli umoristici e storie horror. E proprio all’ultimo romanzo, il thriller orrorifico “Il segreto del vecchio cimitero” (Ed. Della Vigna) è stato assegnato lo scorso anno il Premio Italia come miglior romanzo fantasy.
Il Nostro ritiene che il compito della narrativa fantastica sia scuotere, far aprire gli occhi, denunciare, ma anche sognare, viaggiare, anticipare.
Ciao Marco, vogliamo cominciare dai tuoi studi e dal tuo lavoro?
Ciao, un saluto a te e ai lettori. Nella vita svolgo l’attività di geometra libero professionista, anche se prevalentemente collaboro con una ditta in provincia di Cremona.
Come e quando inizia il tuo sodalizio nella scrittura con Giuseppe Bono?
Ho iniziato per divertimento a scrivere nel 2001, lavorando a quattro mani col mio amico d’infanzia Giuseppe Bono.
Ci vuoi parlare dei romanzi realizzati insieme?
Il primo romanzo è “maturato” nel 2007, un giallo comico pubblicato da una piccola casa editrice di Roma. Ormai io e Giuseppe siamo giunti a quattro romanzi pubblicati, di vario genere. La cosa che ci diverte di più è raccontare vicende ispirate a persone realmente esistenti. Ci diverte in particolar modo calare questi personaggi in situazioni difficili o divertenti. In “Aristocratici & Villani”, il nostro primo lavoro, un petulante conte inglese è costretto ad accettare la collaborazione di un buzzurro stalliere per risolvere il caso della scomparsa della moglie. Nel romanzo breve di SF “La Piana del Drago” un sindaco rude e corrotto ostacola un archeologo alle prese con un enigma apparentemente irrisolvibile. In questo caso è il cattivo ad essere stato ispirato da una persona reale (non un politico, però).
Cosa ti piace dell’attività narrativa fantastica?
Il voler rendere ai lettori il sense of wonder, cosa che mi ha fatto innamorare della SF.
Ma è con il thriller orrorifico “Il vecchio cimitero” che tu e Giuseppe avete avuto la massima soddisfazione letteraria…
E’ quello che ci ha dato più soddisfazioni e che ci ha portato, grazie al supporto dell’editore Luigi Petruzzelli di Edizioni Della Vigna, a vincere il Premio Italia come miglior romanzo fantasy del 2017. In questo romanzo, come in altri due (solo “Operazione Dead Horse” fa eccezione) la genesi è stata oltremodo lunga.
Come nasce questo lavoro e perché è dedicato proprio ad un cimitero?
I primi capitoli risalgono al 2009, quando Giuseppe faceva parte di un gruppo di volontari che lavoravano alla costruzione del presepio in un ex cimitero settecentesco nel nostro paesino della Bassa Bresciana. Il voler descrivere il duro lavoro di questi volontari, associato a una leggenda “reale” e a un reale – e inquietante – ritrovamento archeologico (avvenuto quest’ultimo in una fossa comune del ‘500 su un’isola veneziana), il voler rendere la storia interessante mediante tinte horror ci ha fatto ottenere un romanzo sì ricco di tensione e colpi di scena, ma anche un bell’affresco della nostra provincia e dei personaggi tipici che la popolano.
Invece quest’anno avete pubblicato “Lieta fine”, racconto di fantascienza sociologica inserito nell’antologia “Costituzioni future” (Ed. Della Vigna), stampata in occasione dei 70 anni dal varo della Carta costituzionale italiana, entrata in vigore nel 1948.
L’aspetto reale è presente anche in questo racconto, camuffato dal taglio fantascientifico e volutamente grottesco. La realtà, in questo caso, è rappresentata dallo sfruttamento dei lavoratori legittimato dalla crisi economica, e messo qui in primo piano. Non abbiamo però tralasciato, mettendole come sfondo, anche altre pessimistiche realtà che speriamo i nostri eredi non possano mai incontrare, come ad esempio l’asservimento dell’aspettativa di vita all’andamento dell’economia pubblica…
In merito al suddetto racconto è in corso un progetto con la Scuola Media di Borgo S. Giacomo, con la quale tra l’altro c’è già stata una collaborazione. Come si sta sviluppando?
Certo. C’è una Onlus, formata da donne che si occupano di aspetti educativi e di beneficenza che, collabora con le scuole medie. Questa Onlus sta portando avanti un progetto didattico di drammatizzazione di alcuni racconti dell’antologia “Costituzioni future”, grazie anche a una bravissima – e bellissima – attrice e regista teatrale di nome Marta Ossoli. Relativamente alla collaborazione con la Scuola, già nel 2017 era stato concluso con successo un progetto simile, portando in scena “Il segreto del vecchio cimitero” nella location originale. Speriamo bene che anche il progetto di “SF costituzionale” coinvolga e avvinca i nostri giovanissimi compaesani e, al contempo, li renda consapevoli del dono stupendo che ci hanno lasciato i nostri Padri Costituenti.
State lavorando ad altro con Giuseppe?
Sempre in coppia, come da tradizione, stiamo preparando una o due cose ma, sempre come da tradizione, non so dirti quando “matureranno”, magari tra cinque o sei anni, o forse prima… chi lo sa! Concludendo, ringrazio te, Filippo, per l’intervista e per l’impegno nel sostenere l’attività della World SF Italia, e aggiungo un sentito ringraziamento anche al presidente Donato Altomare.
Grazie a te Marco. E un in bocca al lupo alla collaudata ditta Di Giaimo-Bono!
Filippo Radogna