Lo scorso anno con il romanzo di fantascienza “Galassie Perdute – Libro Primo: Innocenza” (Tabula Fati) Vittorio Piccirillo, scrittore milanese che vive a Lodi, è stato tra i finalisti al Premio della critica Ernesto Vegetti. In proposito ricordiamo la puntualità e la chiarezza espositiva con la quale Vittorio nei due minuti a disposizione (era il tempo che ogni finalista aveva per parlare nel corso della cerimonia di premiazione) ha illustrato la trama del testo. Certo non è l’unico dei suoi libri in quanto ha già un nutrito percorso da narratore di science fiction alle spalle. Della sua attività di scrittore, ma anche di altri suoi interessi, abbiamo parlato nella conversazione che segue.
Come e quando hai cominciato a scrivere di fantascienza?
Da adolescente, affascinato dai romanzi che leggevo all’epoca, principalmente attraverso la rivista “Urania” di Mondadori e le collezioni “Cosmo Oro” e “Cosmo Argento” dell’Editrice Nord. Per varie ragioni non sono mai riuscito a finalizzare i miei lavori fino a tempi relativamente recenti, quando ho proposto il mio primo romanzo a Marco Solfanelli Editore, il quale mi ha dato fiducia e tuttora mi sostiene nel portare avanti questa avventura.
Hai pubblicato diversi romanzi di SF. Cosa riguardano e quale genere di fantascienza prediligi?
I primi tre – “La Nebulosa degli Spettri” del 2009, “La Profezia della Luna Nera” del 2010 e “La Voce della Distruzione” pubblicato nel 2013 – raccontano le vicende di una squadra della Pattuglia Stellare: un corpo di agenti scelti e addestrati allo scopo di proteggere da ogni sorta di minaccia il consesso di pianeti chiamato Unione Stellare. La tematica comune alla trilogia è la convinzione che al di là delle apparenti differenze siamo tutti uguali e che lavorando insieme possiamo crescere e migliorarci molto più che non entrando in competizione gli uni con gli altri. Il quarto – “Galassie Perdute – Libro Primo: Innocenza” del 2017 affronta il tema del libero arbitrio nel contesto di una società umana che è arrivata a conquiste incredibili, per ottenere le quali ha deciso di sacrificare l’individualità e l’iniziativa personale nel nome del progresso comune: un processo che condotto la società a perdere la propria identità e a crollare inevitabilmente su se stessa. La protagonista è la portatrice inconsapevole del retaggio di questo passato, e una volta che ne prende coscienza deve decidere se lasciarsi condizionare da esso oppure affrancarsene per costruire qualcosa di nuovo.
Da questo credo si possa capire che la mia predilezione è per la space opera, il genere di cui ho letto e continuo a leggere di più, senza per questo disdegnare il resto.
Questo per i romanzi, ma hai anche collaborazioni con varie riviste…
Scrivo racconti e articoli sia online che su riviste di genere, in particolare sulla rivista “IF – Insolito e Fantastico” e su “Dimensione Cosmica”, entrambe curate da Edizioni Tabula Fati.
Per mestiere ti occupi di tecnologia informatica. Cosa pensi del rapporto tra scienza e fantascienza?
Credo che siano l’una lo specchio dell’altra. Entrambe richiedono fantasia e immaginazione nel concepire le idee, rigore e metodo nella loro formulazione e nella loro traduzione in pratica. La differenza in linea teorica è che la prima si applica alla realtà mentre la seconda alla finzione, tuttavia è già accaduto varie volte che i due ambiti siano sfumati l’uno nell’altro, e di sicuro accadrà di nuovo: la scienza ha realizzato cose che la fantascienza ha immaginato con largo anticipo, mentre la fantascienza ha acceso la scintilla che ha portato la scienza a risultati prima impensabili.
Sei anche un modellista. È vero che hai realizzato una flotta di astronavi? A quale film o serie tv ti sei ispirato?
È una passione che ho coltivato per lungo tempo e che ho dovuto mettere provvisoriamente da parte quando la letteratura ha richiesto più tempo e più spazio. Le mie fonti di ispirazione sono state prima di tutto Star Trek, con quattro modelli in scala delle navi stellari Enterprise e uno della nave stellare Excelsior, ma anche Star Wars, con un modello in scala del leggendario Millennium Falcon.
Sempre in proposito, quali film o serie televisive fantascientifiche hai amato di più e perché?
La lista è lunghissima! In fatto di film, la mia preferenza in assoluto va a “Il pianeta proibito”, e a tutta la serie di film di quell’epoca (oggi si direbbero “vintage”) che sopperivano alla povertà di mezzi con l’originalità delle idee (si pensi a “La guerra dei mondi”, a “Il mondo dei robot”, e così via). Ho amato nello stesso modo “2001: Odissea nello spazio” e il suo pregevole seguito “2010: L’anno del contatto”, lo “Star Wars” originale come pure la saga che ne è derivata e che continua tuttora. Più di recente, posso parlare di “Independence Day” e di “John Carter di Marte”, come pure di “Arrival” o “World Invasion”, e di interessanti esperimenti come “Moon” e “District 9”.
Riguardo alle serie televisive (sebbene alcune abbiano prodotto anche lungometraggi per il cinema), a parte la già nominata “Star Trek” in tutte le sue declinazioni, non posso non ricordare “U.F.O.” e “Spazio 1999”. In tempi più recenti, posso citare la saga di “Stargate”, il remake televisivo di “Battlestar Galactica” e il suo spin-off “Caprica”. Sto seguendo con interesse “Lost in space”, “Westworld” e “The Expanse”, quest’ultima basata su romanzi di grande spessore.
Qui mi fermo, perché non riuscirei a citare ogni singolo titolo: sono abbastanza sicuro di avere visto almeno una volta la maggior parte di ciò che è stato prodotto sia a livello televisivo che cinematografico, e di conoscere per sommi capi o per sentito dire tutto il resto.
Tra le tante attività che svolgi vi è anche lo sport tra cui il trekking e lo sci di fondo. Quanto è importante per te la pratica sportiva e quale significato le attribuisci?
Lo sport è importante per la salute del corpo e per quella della mente. Esso richiede umiltà, dedizione e costanza, le stesse qualità che per me sono necessarie a chiunque decida di intraprendere l’avventura dello scrivere. Inoltre lo trovo rilassante: spesso durante l’attività sportiva mi vengono idee nuove, o riesco a trovare il modo di superare qualcuno di quei “blocchi” nei quali si incappa inevitabilmente durante la stesura di una storia.
Ed è nata così, ci piace rivelarlo, anche “Galassie Perdute – Libro Secondo: Coscienza” l’ultima space opera di imminente pubblicazione. Un nuovo obiettivo per il quale facciamo un grosso in bocca al lupo al nostro amico Vittorio!
Filippo Radogna