Il suo viaggio nella science fiction risale all’infanzia, mentre le sue prime storie le ha scritte da adolescente, da allora Ezio Amadini ha proseguito senza interruzioni il suo percorso nella fantascienza. Classe 1956, laziale di Pomezia (Roma), laureato in Economia e commercio, consulente aziendale ha pubblicato due romanzi fanta-thriller “Dies Irae” (Ed. Watson 2017), finalista al Premio Vegetti 2018 e “Costruttori di Ponti” (Ed. Watson 2018). E’, inoltre autore di recensioni e racconti, tra questi ultimi ricordiamo “Il libro” che lo scorso anno si è classificato secondo al Premio Viviani. Amatore dell’avventura (fondamentale nelle sue letture è stato Salgari) e del mare, Ezio si è distinto nelle competizioni veliche, costruisce barche, ma è anche un intenditore di musica classica, jazz, progressive-rock e da sempre ascolta i Pink Floyd.
Cosa ti affascina della fantascienza e come e quando nasce la passione per questo genere letterario? Su quali scrittori ti sei formato?
La passione per la FS credo sia nata insieme a me, perché non riesco a ricordare un momento della mia infanzia in cui non fantasticavo di astronavi e battaglie spaziali. A 12 anni ho scritto il mio primo raccontino, “I ladri interplanetari”, ispirato ai film di FS che avevo visto fino ad allora. Le letture sono iniziate abbastanza tardi e dopo Emilio Salgari, del quale ho letto praticamente tutto, ho iniziato con la FS internazionale: Ray Bradbury, Isaac Asimov, A.E. Van Vogt, R. Heinlein, R. Schekley, A.Clarke, P.K.Dick, F.Herbert, Ursula Le Guin e poi tanti altri. Mio padre era un giornalista e divoratore di libri, anche di FS, per cui ho avuto un ingresso alla lettura facilitato, in un certo senso.
“Dies Irae”, corposo thriller fantascientifico, ha una trama inerente al terrorismo internazionale che intende colpire il progresso scientifico e tecnologico dell’umanità. Da dove è partito lo spunto?
L’ispirazione è arrivata quasi per caso, dopo aver letto un articolo che parlava di un personaggio arabo, un imam se ben ricordo, che sosteneva di avere le prove che la Terra è piatta e che nessuno è mai andato sulla Luna. Stiamo attraversando un periodo nel quale oscurantismo e nuove forme di superstizione trovano grande visibilità grazie alla rete e così ho voluto ipotizzare qualche estrema conseguenza in un futuro prossimo dove, tuttavia, la Scienza è riuscita a costruire un mondo migliore rispetto a quello di oggi (io mi considero un ottimista anti-distopico). La trama del romanzo è complessa e si articola su molti personaggi ed eventi che, non senza colpi di scena e intricate vicende, convergono verso un finale comune.
Hai lavorato tanto sui personaggi e ti sei speso molto nello studio per approntare questa storia…
Mi sono anche divertito a inserire personaggi esistenti, come Elon Musk o quasi esistenti, come una figlia di Samantha Cristoforetti, che ho chiamato Deborah (quando scrissi il romanzo, nel 2016, lei non era ancora incinta). In “Dies Irae” ho voluto anche affrontare temi tecnologici, sia in merito ai viaggi spaziali, sia per quanto riguarda l’intelligenza artificiale: infatti la mia Bibi è senza dubbio il personaggio più accattivante dell’intera opera. Tanto per la cronaca vi dico che per scrivere il romanzo ho speso due mesi tra ricerche e scrittura del software per le configurazioni delle astronavi e i calcoli di astrodinamica (che non sono necessariamente perfetti, ma sono sempre plausibili). “Dies Irae” è stato finalista al premio Vegetti 2018 ed è stato selezionato dalla UIC – Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti per essere pubblicato come audiolibro a disposizione degli associati, su gentile concessione di Watson Edizioni.
Invece nel romanzo “I costruttori di ponti” ritroviamo una Terra in profonda crisi e una popolazione umana in forte aumento. Tutto ciò crea tensioni e rischio di guerre. E’ stato un modo per affrontare nella fantascienza tematiche di grande attualità?
“I costruttori di ponti” si svolge nello stesso universo di “Dies Irae”, ma 100 anni più tardi e nasce da una richiesta specifica del curatore della collana, Alessandro Iascy, che voleva una space opera. Si tratta di un romanzo meno articolato di “Dies Irae” e, se vogliamo, molto più salgariano. La narrazione è rapida e incentrata sull’azione. Il contesto ipotizzato è certamente ispirato al delicato e attuale tema della sostenibilità della vita dell’uomo sulla Terra, tematica che viene affrontata con una buona dose di cinismo. L’umanità si trova sull’orlo della propria estinzione e, sebbene sia già da tempo in grado di viaggiare nello spazio e abbia fondato alcune colonie, l’unica soluzione attuabile nel breve periodo sembra essere la drastica riduzione del numero degli abitanti della Terra. Nessun governo può avallare una simile soluzione, ma allo stesso tempo nessun governo può fare a meno di valutarla e di mettere a punto le proprie strategie. Il romanzo si sviluppa così su tre livelli: gli intrecci politici sulla Terra, l’eterna lotta delle colonie per l’indipendenza e la terribile minaccia proveniente dallo spazio profondo. Anche questo romanzo è stato selezionato dalla UIC per la sua pubblicazione in audiolibro.
A breve sulla rivista Lost Tales Andromeda sarà pubblicato il racconto “Il libro”, secondo classificato al Premio Gianfranco Viviani 2018. Di racconti ne hai scritti tanti. Quali sono i principali e dove sono stati pubblicati?
Ho pubblicato diversi racconti su Andromeda – Rivista di fantascienza (Edizioni Ailus) e su Lost Tales (Letterelettriche Editore). Un racconto, “Sha Sha Sha” è stato pubblicato da Letterelettriche come pubblicazione singola. I miei racconti spaziano molto sulle varie tematiche e mi piace che siano il più possibile diversi uno dall’altro. In sintesi: “Roma anno zero”, post apocalittico (Andromeda), “Aspettando gli alieni”, incontro con alieni (Andromeda), “Brivido felino”, umoristico (Andromeda), “Jordy”, robotica e IA (Lost Tales), questo è probabilmente il mio racconto migliore, a detta della mia editor Annarita Guarnieri. “La sfera metridica”, scritto in collaborazione con Gino Andrea Carosini (Lost Tales Andromeda), ispirato a una storia vera “Sha Sha Sha”, resistenza contro invasione aliena (Letterelettriche).
Sulla rivista Andromeda ti occupi anche di recensioni. Quali sono i romanzi o i saggi sulla fantascienza, ma anche di altri generi letterari che ti hanno maggiormente colpito?
“Cronache Marziane” di Ray Bradbury continua a essere l’opera di FS che mi ha colpito più di tutte, forse perché è stata una delle prime che ho letto e certamente perché Bradbury è un autore e poeta straordinario. Poi ce ne sono tante altre e sarebbe davvero lungo elencarle tutte. Valgono gli autori che ho citato all’inizio e qui aggiungo solo “1984” di Orwell, che mi ha profondamente segnato. Il fantasy non è tra i generi che prediligo: essendo un appassionato di scienza e tecnologia, la magia mi fa accapponare la pelle e poi ritengo troppo facile risolvere le questioni con la magia. Infine voglio citare un romanzo mainstream la cui lettura mi ha letteralmente estasiato: “Memorie di Adriano”, il capolavoro di Margherita Yourcenar, che ho letto e assaporato recandomi appositamente a Villa Adriana, a Tivoli, per immergermi nella lettura circondato da ciò che il grande imperatore aveva amato di più.
Hai un’altra grande passione oltre a quella della scrittura, il mare. Sei skipper e costruisci di barche di legno. Come viene fuori? Dove hai imparato?
In effetti la mia grande passione è il mare, il mare e vela in particolare e per lunghi anni ho fatto lo skipper in estate. La costruzione di due barchette di legno, di poco più di 4 metri, nasce dalla fusione della mia passione per il mare e del mio hobby del fai da te. Ho sempre amato costruire le cose e svolgere attività manuali. Durante la scrittura di “Dies Irae” ho costruito (con il lego) un modello dell’astronave principale, la “SpaceBreeze”, per soddisfare il mio profondo desiderio di vederla e toccarla, lasciando correre la fantasia!
In chiusura Ezio ci rivela che ha appena concluso il suo terzo romanzo che avrà come titolo “Il caso Madison”, si tratta di un thriller finanziario ambientato nel 2038 ed è un prequel di “Dies Irae”. Infine, sta lavorando a un racconto per il Premio Viviani 2019 e a un romanzo, sempre thriller, cui pensava da molto tempo e che finalmente vedrà la luce, l’ambientazione è…il mare!
Filippo Radogna