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Il vulcanico Lukha B. Kremo

LukhaLukha B. Kremo pseudonimo di Gianluca Cremoni Baroncini è scrittore e artista tra i più creativi e originali della scena fantascientifica italiana. Nato a Livorno, laureato in Storia medievale, docente di lettere, con il fortunato romanzo “Pulphagus® – Fango dei cieli” (Urania Mondadori – Novembre 2016), storia futuristica di matrice ambientalista, si è aggiudicato alcuni tra i premi più importanti del genere in Italia a partire dal Premio Urania. Estroso, versatile, vulcanico, ironico e irriverente Gianluca, tra le sue tante attività porta avanti la casa editrice Kipple, realizza performance poetiche, di arte visiva e musica d’avanguardia oltre a cosiddette opere elettroniche. Per il 2020 ha vari progetti in corso tra cui la realizzazione di un’antologia dedicata al compianto Alan D. Altieri importante autore, sceneggiatore e traduttore italiano del fantastico e non solo.

Gianluca, secondo quello che abbiamo avuto modo di leggere, l’antologia “NeXT-Stream, visioni di realtà contigue” che hai curato insieme a Giulia Abbate, ha un’ambizione che travalica il fatto di essere una semplice raccolta di storie di autori vari, ci vuoi spiegare qual è il suo fine narrativo e cosa accomuna i racconti? In proposito hai parlato di “metagenere” a cosa ti riferivi?
Per le antologie NeXT-Stream, il mio intento è quello di raccogliere racconti che abbiano una sensibilità che Christopher Priest ha chiamato Slip-Stream, e che io ho ribattezzato NeXt-Stream per non copiare/clonare un termine che potrebbe avere sfumature diverse. Nella mia idea, sono dei racconti che coniugano le modalità del genere fantastico (fantascienza, science-fantasy, weird) con quello del mainstream, cioè dove gli stilemi di genere sono alleggeriti (per esempio in Usa si parla di light sf) non costituiscono il punto più importante della narrazione. Ecco NeXt-Streamperché parlo di “metagenere”, in effetti lo Slip-Stream non è e non può essere definito genere, piuttosto si deve parlare di modalità di applicazione del genere. Non so se ci sono o ci siamo riusciti in pieno, ma certamente -dopo due antologie- in parte sì, soprattutto grazie all’apporto di Giulia Abbate nella seconda antologia. Per ottenere il miglior risultato abbiamo cercato tra gli autori che secondo noi più si avvicinavano alla sensibilità di cui sopra in base a ciò che abbiamo letto di loro. Non sempre i risultati sono stati soddisfacenti, per cui in molti casi abbiamo richiesto modifiche e in qualche caso abbiamo scartato il racconto. (Gli autori presenti nell’antologia sono: Valeria Barbera, Sandro Battisti, Matt Briar, Franci Conforti, Alessandra Cristallini, Giovanni De Matteo, Linda De Santi, Irene Drago, Francesca Fichera, Domenico Mastrapasqua, Marco Milani, Andrea Pomes, Laura Silvestri e Stefano Trucco, ndr).

Di recente in un post su Facebook hai riproposto ai lettori la “Trilogia degli Inframondi”, di cosa si tratta e qual è la sua attualità?
E’ una trilogia cui ho lavorato per anni, una storia che si dirama tra gli “Inframondi”, ovvero mondi paralleli con cui si può comunicare attraverso varchi microscopici nei nuclei atomici. Innanzitutto ho cercato di aderire il più possibile all’attuale stato dell’arte della fisica, dove la “Teoria M” – al momento – è la più accreditata. Questa teoria prevede infatti una decina di dimensioni (nove più quella temporale), di cui sei sarebbero “inesplose” ovvero “accartocciate” nel microscopico. Questi mondi procedono parallelamente, ma da una dimensione “master” (cioè quella che contiene l’altra all'”interno” dei propri atomi) è possibile “vedere” l’intera dimensione “slave”, per cui anche il passato. Di conseguenza, però, si può ipotizzare che anche noi siamo una dimensione “slave”, ovvero microscopica rispetto a un’altra immensa “master”, che può “vedere” il passato del nostro mondo. I tre libri sono episodi autoconcludenti, e ognuno di loro termina con una rivelazione che cambia radicalmente la prospettiva. Inoltre, sono presenti anche una serie di idee nel campo sociale, politico e tecnologico, presentando diverse utopie e distopie mai troppo giuste o troppo ingiuste, come del resto è la realtà. Un lavoro di cui vado orgoglioso e che vorrei ripubblicare in un unico volume cartaceo.

Pulphagus® - Fango dei cieli Con il romanzo “Pulphagus® – Fango dei cieli” hai vinto il Premio Urania 2015 e in seguito anche il Premio Cassiopea e il Premio Vegetti, insomma un vero successo. E poi hai anche scritto altro in proposito…
Al momento esiste una serie di dieci racconti Korchin e l'odio “Pulphagus® – L’inferno dei cieli”, uscita per Delos che è il seguito del primo romanzo, e un romanzo “Korchin e l’odio” che è invece uno spin-off. Anche in questo caso sto cercando di riunire il materiale per un volume cartaceo.

Nel 2018, invece, con il racconto “Invertito”, che riguardava il tema della sessualità, hai vinto il Premio Robot. Qual è il senso di questo tuo impegno narrativo?
Il tema sociale del sesso è sempre stato un argomento a me caro, che ho affrontato sin dal mio primo romanzo “Il Grande Tritacarne”. I miei personaggi hanno un rapporto problematico con il sesso soprattutto in ambito sociale. Essendo un argomento che negli anni ha riempito i giornali sempre di più, ho deciso di scrivere un racconto che fosse un po’ la “summa” di tutte le riflessioni in questo campo. Anche se “Invertito” è molto di più di un racconto sociale.

Cosa ti aspetti da questo 2020 sia come scrittore sia come presidente della cosiddetta “Repubblica di Torriglia”
Faccio troppe cose, mi aspetto che la gente conosca di più i lavori che ho pubblicato finora, nel bene o nel male, perché ho affrontato davvero molti aspetti e tematiche tecnologiche, psicologiche, sociali e politiche. Certo, resta ancora molto da dire, per cui ho ancora molti progetti, sia in ambito puramente fantascientifico, sia un ambito mainstream. Come presidente della “Repubblica di Torriglia” (“La Nazione Oscura Caotica”), ho scritto – a quattro mani con lo scrittore Pee Gee Daniel – il pamphlet politico Pop-politics “Batracomiomachia cinobalanica” (ovvero “Lotta tra rospi e topi alla cazzo di cane”), un libello irriverente quanto divertente sui politici più in vista di ora.

Quali progetti stai già sviluppando o, comunque, hai in mente?
Sto lavorando a un thriller (fanta)scientifico, sto preparando un’antologia dedicata a Alan D. Altieri a una serie di urban goth fantasy ambientata a Livorno, a una distopia mainstream, a una serie fantahorror, a uno steampunk a un sacco di mani, a un’opera elettronica in cinque atti.

Lo scorso 2 gennaio è stato il centenario della nascita del grande maestro della fantascienza Isaac Asimov, scomparso nel 1992. Vuoi fare una tua riflessione su cosa egli ha rappresentato?
Come molti di noi, Asimov rappresenta la porta d’accesso alla fantascienza, un autore che coniugava senso del meraviglioso con la sua formazione scientifica. Successivamente ho scoperto altre decine di autori che apprezzo e stimo ma, per quanto riguarda il “Periodo d’Oro”, sono convinto che i risultati più alti li abbia raggiunti Asimov, con una delle maggiori e più coerenti space opera (e la psicostoriografia) e con la migliore analisi “psicologica” dei robot (e le Leggi della Robotica). Per cui per me ha rappresentato il Maestro assoluto!

Filippo Radogna

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