Carlo Menzinger di Preussenthal, è un prolifico autore di genere fantastico, soprattutto di ucronie. Classe 1964, è nato a Roma e vive da parecchi anni a Firenze. Menzinger considera la scrittura come opportunità per la nascita di nuove conoscenze e collaborazioni infatti ha spesso pubblicato con altri scrittori. Come tanti autori ha esordito con un libro di poesie risalente all’oramai lontano 1989. Per il suo vasto contributo alla fantascienza, Massimo Acciai Baggiani gli ha dedicato la monografia letteraria “Il sognatore divergente”.
Facciamo un piccolo ritratto: sei di Roma, vivi a Firenze e hai un singolare cognome che incuriosisce, quali sono le tue origini? E poi, hai studiato Economia e Commercio, lavori in banca e ti dedichi alla narrativa fantastica. Quanto e come convivono le due attività?
Mi chiamo Carlo Menzinger di Preussenthal. I Menzinger lasciarono l’Austria a metà del 1700 come funzionari dell’Impero asburgico “prestati” ai Borboni di Napoli. Ho anche avi italiani, svizzeri, inglesi, scozzesi, tedeschi, alsaziani, longobardi e normanni. Ho sempre ritenuto che non si potesse campare scrivendo, quindi scelsi di studiare Economia per trovare un lavoro che mi permettesse di dedicarmi anche ai libri. Il tempo per scrivere rimane, comunque, poco. In passato scrivevo dopo cena. Ora preferisco nel week-end. Mi sono trasferito a Firenze per lavorare in banca e qui ho trovato moglie, anche se ho lavorato in molte altre città. In banca mi sono occupato di molte cose, ma dal 2006 mi occupo soprattutto di project finance.
Alla città di Firenze hai dedicato l’antologia di racconti dal titolo “Apocalissi fiorentine” (Ed. Tabula Fati, 2019), sono storie nelle quali da un lato scrivi di fantascienza distopica e dall’altro parli di mutamenti climatici e di fragilità dell’esistenza umana. È un libro che vuole portare anche a riflettere su questioni che riguardano il nostro pianeta?
“Apocalissi fiorentine” è una raccolta di 24 racconti distopici, cui ne seguirà spero presto una seconda con altri 26 dal titolo “Quel che resta di Firenze”, più un cinquantunesimo ora uscito in “Fiorentini per sempre” (Edizioni della Sera). Più che fare una vera denuncia di tutti i problemi ambientali, mostro la fragilità della storia e del mondo. L’idea è portare le tematiche ambientali vicino a chi legge. In quanti modi Firenze ha rischiato di scomparire nel passato o potrebbe collassare in futuro? Il secondo obiettivo di questi racconti è ambientare il fantastico in Italia, per smentire la celebre affermazione di Fruttero e Lucentini “Un disco volante non può atterrare a Lucca”.
Ok, ma ti posso comunque chiedere cosa pensi dell’emergenza ambientale e della giovanissima attivista svedese Greta Thunberg che sostiene lo sviluppo sostenibile e che è divenuta un modello per tanti giovani?
Credo che l’emergenza ambientale sia il più grande problema dei nostri tempi. Più ancora del surriscaldamento e dell’inquinamento, mi preoccupa la sesta grande estinzione di massa ormai in corso. I problemi ambientali, però, sono tutti collegati. Già anni fa Norman Myers dichiarò: “Si valuta che circa 50 specie siano perdute ogni giorno”. Resteremo presto soli! Oltre che nei miei libri, parlo di questi temi su “Il terzultimo pianeta” e sulla rivista di Pro Natura “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente”.
Tornando ad “Apocalissi fiorentine”, c’è un racconto su un drammatico fatto storico avvenuto nel 1966, l’alluvione di Firenze. Come lo hai riproposto?
Ne “L’angelo del fango” descrivo l’alluvione di Firenze prendendo a prestito un personaggio del mio “Giovanna e l’angelo”, che ritroviamo, un po’ più simile agli angeli de “Il cielo sopra Berlino”, mentre scruta la città colpita dalle acque. Ci sono poi alcune divinità fluviali greco-romane ed etrusche, che seguendo il moto dei fiumi invadono Firenze. Contrappongo così al dramma della città devastata, la baldoria di queste creature divine gozzoviglianti, che gioiscono orgiastiche e baldanzose per il fluire delle acque.
Fai parte del GSF ossia del Gruppo Scrittori Firenze. Qual è la vostra attività?
Oltre a essere orgoglioso di far parte della World SF Italia, che riunisce nomi tanto importanti del fantastico italiano, sono membro del consiglio direttivo del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, un’associazione di autori locali che organizza moltissimi eventi: premi come La Città sul Ponte e Artwork, corsi di scrittura, incontri di lettura e letterari, reading, attività teatrali, tantissime presentazioni di libri e cene. Abbiamo pubblicato varie antologie collettive. Io mi occupo di incontri letterari su vari temi e spero che a settembre la situazione sanitaria ci permetta di riprenderli. Mi dedico anche alla gestione del blog, su cui pubblichiamo, recensioni, racconti e poesie a tema.
Buona parte dei tuoi volumi, ne hai pubblicati tanti, sono dedicati all’ucronia. Perché ami tanto questo filone della narrativa fantastica?
Il primo romanzo da me pubblicato fu proprio un’ucronia, “Il Colombo divergente” (Liberodiscrivere, 2001). Immaginai così che attraversato il Mare Oceano, Colombo interpretando il gesto di un indigeno incontrasse gli aztechi. Il gesto di un uomo aveva cambiato la storia! Credo sia qui il grande fascino dell’ucronia. Quando lo scrissi non sapevo neppure che esistesse un simile genere, ancora poco frequentato. Fu mentre scrivevo “Giovanna e l’Angelo”, che un lettore mi scrisse “mi è piaciuta tantissimo la tua ucronia!”, facendomi scoprire il termine e iniziarne l’esplorazione. Da allora ne ho lette moltissime e ho scoperto che ne hanno scritto gli autori più insospettabili: Dick, King, Saramago, Churchill, Ishiguro, Harrison, Verne, Conan Doyle, Lansdale, Turtledove, Silverberg, Kazantzakis, Twain, Roth. La più antica è di Tito Livio.
Per diffondere il genere riunii 18 autori per realizzare l’antologia “Ucronie per il terzo millennio”. La definizione che usavo era: “l’ucronia, la storia sognata da ciascuno di noi”. La morale è: se basta un singolo gesto a mutare la storia passata, ognuno di noi ha il potere di mutare il futuro.
Con “Jacopo Flammer e il popolo delle amigdale”, ho immaginato un’evoluzione intelligente dei velociraptor. Con “Via da Sparta” (Porto Seguro Editore, 2017, 2018 e 2019), volevo descrivere un mondo contemporaneo, mutato per gli effetti inversi di una battaglia di 2400 anni prima, portando al dominio spartano sulla Grecia e secoli di storia mutata, fino a darci un mondo senza nulla del retaggio che ci rende quello che siamo: il mix di cultura e morale greca, organizzazione e legislazione romana e insegnamenti cristiani. Un mondo in cui tutto è diverso: sesso, famiglia, organizzazione sociale, economia, filosofia, arte, cucina, urbanistica…
Di recente hai dedicato un’interessante recensione, con la quale tra l’altro sei stato finalista al Concorso “Premio al Lettore di fantascienza”, al romanzo “Il 9 maggio” di Pierfrancesco Prosperi che immagina cosa sarebbe successo se Hitler fosse morto nella sua visita a Firenze in un attentato nel 1938. Cosa ti ha suscitato questo romanzo? Hai maestri in questo filone letterario?
Recensisco qualsiasi cosa legga sul blog “La legenda di Carlo Menzinger” ma anche nella mia Libreria virtuale su Anobii e altrove. Credo sia giusto e importante farlo.
Ho, dunque, apprezzato “Il Premio al Lettore di fantascienza” della World SF Italia e di Moonbase ’99 e vi ho partecipato. Due mie recensioni sono finite in finale, “Karma avverso” di Mecati e Seganti e “L’allostoria” di Prosperi. Prosperi è un grande e attento conoscitore della storia, oltre che un autentico maestro del genere ucronico che tratta con perizia e passione da decenni. La prosecuzione del fascismo o del nazismo oltre la loro naturale fine è uno dei temi più frequentati in ucronia. Prosperi riesce, però, a fare una ricostruzione originale e a imbastirci sopra una narrazione coinvolgente, con dei personaggi che si fanno ricordare. L’idea sembra essere che Mussolini, senza Hitler, avrebbe fatto assai meno danni di come è stato. L’ucronia può essere un mezzo per studiare e comprendere meglio la storia, ma anche per fare politica. Un buon autore come Prosperi sa trovare il giusto equilibrio.
Sono approdato all’ucronia senza maestri (a parte gli autori dei libri che ho letto). Lo stesso Prosperi l’ho conosciuto solo di recente. Ora mi ha onorato partecipando all’antologia “Sparta ovunque”, che riunisce racconti ambientati nel mondo ucronico della mia saga “Via da Sparta”. Oltre a lui, ci hanno scritto il nostro presidente Altomare, il nostro socio Acciai, Calamandrei, Ninzatti, Lercari e io.
Nella tua lunga attività hai scritto anche thriller e altro…
Se solo avessi più tempo, scriverei di tutto, tranne giallo e rosa, anche se il fantastico rimane quanto preferisco. Ho pubblicato i thriller “Ansia assassina” e “La bambina dei sogni”. Il primo è una storia incentrata sull’assenza del protagonista, in un crescendo di sfortunati eventi. “La bambina dei sogni”, sull’adozione di una bambina con strani poteri, l’ho pubblicato in rete, invitando i lettori a indicare quel che non piaceva. Valutavo i consigli e rimaneggiavo il testo. Dopo aver ricevuto le opinioni di una cinquantina di lettori, ho chiuso il web-editing e l’ho pubblicato, continuando però a rimaneggiarlo. Ho poi pubblicato il romanzo gotico-fantascientifico “Il Settimo plenilunio”, scritto a sei mani e illustrato da 17 artisti. L’ho definito gallery novel.
Per la fantascienza ci sono, per esempio, i viaggi in universi divergenti della serie “Jacopo Flammer e i Guardiani dell’Ucronia” e di prossima uscita la fantascienza ESP di “Psicosfera” scritto con Acciai. “Parole nel web” riunisce miei scritti a quattro mani, tra cui “Cybernetic love”, scritta con Bumbi parafrasando versi famosi in linguaggio informatico. Ho scritto anche una biografia e racconti di ogni genere, oltre ad articoli su temi letterari o ambientali e tantissime recensioni. Ho pubblicato sette antologie di poesie, anche se cerco di dimenticarmene.
Massimo Acciai ti ha dedicato anche la biografia “Il sognatore divergente”. Quando e come nasce?
Ogni tanto ricevo dai miei lettori apprezzamenti e regali inaspettati come lo spin-off di “Via da Sparta” ora in uscita. La sorpresa più grande, però, credo me l’abbia fatta nel 2018 Massimo Acciai Baggiani pubblicando con Porto Seguro “Il sognatore divergente”: la mia biografia letteraria! Il titolo si riferisce ai frequenti elementi onirici delle mie storie e alle divergenze storiche dell’ucronia. Ho conosciuto Acciai nel 2017 in occasione dell’uscita de “Il sogno del ragno”. Cominciò a leggere varie cose mie e mi chiese se potesse intervistarmi. Per prepararsi arrivò a leggere una ventina di volumi! Dall’intervista e le recensioni dei miei libri è nato “Il sognatore divergente”, cui hanno partecipato vari altri autori con loro testimonianze e gli illustratori Condello e Pizzorno con due ritratti “letterari”, uno dei quali è diventato la copertina e l’altro è all’interno. Non ho mai considerato la scrittura come un’attività solitaria. Per me è sempre stata occasione per la nascita di grandi amicizie, collaborazioni e grandi opportunità. Da molte letture sono nate storie spesso solo nel mondo virtuale, ma tante volte anche nel mondo reale. Anche per questo credo sia importante il ruolo di associazioni come la World SF Italia, che sappiano creare momenti di incontro e condivisione, che facciano nascere idee e progetti. Colgo l’occasione per ringraziarla, assieme a te, per tutto quanto fa e per l’opportunità di quest’intervista.
Grazie a te e…rimaniamo in attesa delle prossime novità letterarie!
Filippo Radogna