“Ricordo gli anni ’70 e i primi ’80 come pionieristici: volevamo ampliare il verbo fantascientifico attraverso vari media, non ci era sufficiente la pagina scritta. La non lontana eco del Sessantotto, ma spesso il rifiuto di una omogeneizzazione strisciante, sopportata in prima persona anche nel quotidiano, ci invogliava nonostante tutto a sperimentare, tentare nuove vie”. Così scriveva nel 2003 su Fantascienza.com il grande scrittore di sf Vittorio Catani (1940-2020) a proposito del suo rapporto fraterno e culturale con Eugenio Ragone. Infatti, Eugenio è stato suo amico e valente autore di testi di narrativa e teatrali, regista e interprete di programmi radiofonici, conferenziere e divulgatore di fantascienza, con il quale Catani aveva condiviso un lungo percorso di familiarità e collaborazione intellettuale.
I due si erano conosciuti a Bari, dove Eugenio, si era trasferito da Taranto nel 1965 con la famiglia (di origini lucane) dopo aver conseguito la maturità al rinomato Liceo Classico “Archita” che ha annoverato tra i suoi allievi figure di alto profilo come lo statista democristiano Aldo Moro (1916-1978).
A Eugenio, che aveva iniziato a divorare la fantascienza alle scuole medie inferiori attraverso i libri di Giulio Verne, era capitato di leggere Catani su una rivista e, giunto a Bari, aveva cercato il suo indirizzo sull’elenco telefonico come si faceva allora per rintracciare qualcuno.
“Vittorio – ricorda Eugenio Ragone- era di qualche anno più grande di me, in quanto io sono nato nel 1945 e lui era del 1940. Da quando lo conobbi alla fine degli anni ’60 nacque una grande amicizia ed io, che ero figlio unico, lo avevo eletto fratello maggiore. Tra l’altro fui io a presentargli Elisa Robino, la sua seconda moglie. Recentemente quando Vittorio non stava più bene e non mi riconosceva per via del morbo di Parkinson continuavo ad andare a trovarlo spesso, anche se stavo male a vederlo così.”
Cosa ha rappresentato, a tuo parere, Vittorio Catani per la fantascienza italiana?
Dopo la sua dipartita il quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno, ma anche tanti altri importanti organi nazionali di informazione gli hanno dato la qualifica di principale autore di fantascienza italiano del periodo in cui ha operato. Vittorio è stato senz’altro giudicato come era giusto, in modo adeguato”.
Con lui hai realizzato tanti progetti a partire da quelli editoriali…
Certo, abbiamo scritto insieme “Il gioco dei mondi: idee alternative della fantascienza”, volume pubblicato da Dedalo nel 1985 e giudicato un interessante saggio sulla science fiction, analizzata e commentata da vari punti di vista tenendo conto dei temi basilari trattati in varie opere di tale letteratura. All’opera prese parte anche l’amico e docente Antonio Scacco. Anche lui, come me che sono di Taranto e Vittorio che era leccese, viveva a Bari ma era siciliano nato a Gela. Sempre con Vittorio, Antonio Scacco e vari appassionati, con la rivista amatoriale THX1138, avevamo realizzato originali audiocassette di sceneggiati di sf sul modello dei radiodrammi. Altro volume fu “Cronache dal futuro” del 1995 per Milella Editore, antologia scolastica che avevamo realizzato con Vittorio e con Daniele Giancane (poeta, critico letterario e docente universitario di Bari, ndr) commentando diversi racconti di sf che presentammo nelle scuole. E ancora, abbiamo firmato insieme articoli e racconti, tenuto conferenze e incontri culturali, organizzato convention e rappresentazioni teatrali fantascientifiche…
Ovviamente hai realizzato anche lavori per conto tuo che, tra l’altro, hanno ricevuto riconoscimenti.
La mia memoria non è più quella di una volta e sono passati tani anni. Comunque con la sceneggiatura “Le rive del tempo” nel ‘96 vinsi il Premio Italia. Si trattava di testo ispirato all’opera “The love letter” di Jack Finney. Mentre con il racconto “Il canto delle sirene” nel 1997 vinsi il Premio letterario Aleramicus. E poi con il racconto breve “Time Exchange” mi fu assegnato il primo premio al Concorso interministeriale Paolo Silos Labini, bandito dall’Agenzia delle entrate (in proposito segnaliamo che Ragone è stato funzionario di tale Agenzia che dipende dal Ministero dell’economia e delle finanze, ndr). “Time Exchange” è stato pubblicato sulla rivista Robot nel 2003.
E quali altre attività ti piace ricordare sempre in ambito fantascientifico?
Un impegno che ho svolto per oltre un decennio è la funzione di chairman nel corso delle Italcon a partire da Courmayer nel 1988 e poi anche a San Marino. Per farmi ricoprire questo ruolo si impegnò il compianto Ernesto Vegetti e gliene sono stato sempre molto grato. In seguito, lo stesso incarico l’ho svolto alla Levantecon di Bari.
Sei stato un appassionato della sf pioneristica, ma oggi la leggi ancora e che differenza noti con quella odierna?
La leggo non con la frequenza, continuità e la passione di prima. Dopo sessant’anni c’è un inevitabile, non dico saturazione, ma distacco. Allora eravamo dei pionieri, derisi a volte. Adesso e parlo della fantascienza cinematografica, c’è uno sfruttamento del filone con una gestione commerciale. Io prediligo la fantascienza intimista, psicologica, sociale. Quanto alle mie letture odierne sono orientate maggiormente verso saggi di vario genere.
Ma scrivi ancora?
All’inizio del 2020, prima della pandemia, ho cominciato un racconto che non ho completato.
E quale hobby pratichi attualmente?
Gli scacchi. Il gioco degli scacchi, che ho praticato anche a livello agonistico, sono stati l’altra mia grande passione. Sono stato giocatore in Prima categoria nazionale, vincendo vari tornei. Peraltro sono anche istruttore e ho tenuto corsi presso scuole e associazioni culturali. Tra le passioni, quella per la fantascienza e quella per gli scacchi non saprei quale tra le due abbia occupato più spazio e tempo nel mio cuore.
Prima dell’ultima domanda dicci qualche altra cosa di te e della tua famiglia.
Dunque, sono una persona precisa che apprezza la precisione negli altri e poi non ho un buon rapporto con il computer. Relativamente alla famiglia, vivo a Bari con mia moglie. A volte durante qualche lieve contrasto lei dice di essere una santa per la grande pazienza che ha nei miei riguardi ed io invece…un martire! I miei due figli vivono e lavorano a Parigi. La prima è laureata in psicologia ed è funzionaria nei musei, mentre mio figlio dopo aver terminato il Conservatorio “Piccinni” qui a Bari al momento lavora nel campo della ristorazione anche se è alla ricerca di una sistemazione più consona al suo titolo di studio.
Cosa ti aspetti di positivo per quest’anno dopo il drammatico 2020?
Spero anzitutto sulla efficacia delle vaccinazione contro la pandemia e che finisca presto. E poi faccio un augurio, ateo, perché io ateo sono: “…che l’onnipotente caso sia benevolo con te e tutte le persone a cui vuoi bene”!
Un augurio che anche a nome della World accettiamo volentieri e che ricambiamo di cuore al nostro amico Eugenio!
Filippo Radogna