Secondo me, in Italia si pubblica poca hard science fiction. Il guaio è che mi piace tantissimo: la considero “The Very Best Fantascienza”. E come me sono certo che la amano moltissimi appassionati di fantascienza italiani. Perché allora gli editori sono così restii a scegliere e far tradurre opere di questo tipo? Com’è possibile che restino ancora inediti così tanti lavori di Larry Niven o Ben Bova o Poul Anderson o Hal Clement? Quando lo chiedo, mi sento rispondere che la maggior parte del pubblico non apprezza la hard science fiction, o perché non la capisce e la trova difficile o perché la rifiuta in quanto “fredda” e poco “avventurosa”.
Difficile? Può darsi. Qualche nozione scientifica bisogna pur averla, per comprendere certi passi di un romanzo di hard SF, ma non esageriamo. Lasciate che vi citi cinque nomi di autori (a proposito: sono già cinque ottime ragioni per amare questo particolare tipo di fantascienza…)
- Isaac ASIMOV
- Robert HEINLEIN
- Arthur CLARKE
- Larry NIVEN
- Michael CRICHTON
Trovate davvero che questi autori siano difficili da leggere? O che le loro opere siano state fredde e poco interessanti? Come direbbe il compianto Totò: “ma mi faccia il piacere!”. Tutti quei cinque scrittori hanno scritto ottime opere di fantascienza hard. Tutti hanno venduto milioni di copie dei loro libri e sono stati tradotti in tutte le principali lingue del mondo. Non mi pare che abbiano avuto problemi a far comprendere i concetti espressi nei loro romanzi, o che la gente non si sia divertita a leggerli. Direi al contrario che sono stati tra i più letti e amati. Sono stati in alcuni casi dei veri bestsellers e quasi sempre dei long-sellers, continuamente ristampati dopo quaranta o cinquant’anni dalla loro prima edizione. Il compianto Isaac Asimov suggeriva di tradurre “hard” (che in inglese assume diverse sfumature di significato a seconda del contesto) non come “dura” o “difficile” ma come “rigorosa”: nel senso che questo tipo di SF parte da concetti al passo con le frontiere della scienza (a volte si spinge un poco più in là) e si mantiene rigorosamente aderente e consequenziale alle premesse (ma senza esagerare). Mi sembra una buona definizione, da meditare e divulgare.
Temo che i motivi che spingono gli editori ad accusare la hard science fiction di essere fredda e difficile siano di natura ben differente. Ora, come iscritto alla World SF dovrei sentirmi un addetto ai lavori, ma in realtà sono uno scrittore dilettante e vi confesso che di meccanismi dell’editoria capisco ben poco. Non essendo un esperto di cose editoriali, posso solo suggerire alcune motivazioni, sperando di non dire troppe fesserie. Intanto, vi offro due motivi che hanno poco a che vedere con le idee o i contenuti o la leggibilità di un’opera e dipendono soltanto da Sua Maestà il Budget, contro il quale si può fare ben poco:
- Difficoltà di traduzione: i buoni traduttori costano, mentre quelli non tanto bravi sono messi in difficoltà da termini scientifici anche banali [esempio: quante volte mi è toccato vedere tradotto “nitrogenum” come “nitrogeno” anziché “azoto”!]
- Costo dei diritti: gli autori famosi in America costano molto di più in termini di royalties di quanto un editore italiano possa sperare di guadagnare dalla loro pubblicazione [esempi classici: la mancata traduzione della conclusione di cicli come Dune di Herbert o The Smoke Ring di Niven]
- A questi motivi economici (più che legittimi, ahimè) spesso si aggiunge lo scarso interesse per la scienza da parte di alcuni “editor” che devono selezionare le opere da pubblicare, forse perché legati a una formazione culturale classica/umanistica o più amanti del fantastico puro/fantasy/horror che della fantascienza vera e propria
A coloro che parlano male del mio genere preferito, suggerisco cinque buone di ragioni per cui dovrebbero rivedere le loro opinioni (se non altro per rispetto verso i lettori). Offro cinque parole d’ordine:
-
Divulgazione – la SF hard aiuta a rendere comprensibili e popolari i concetti espressi dagli scienziati – certe pagine di Asimov o di Hal Clement sono utili per capire la fisica e la chimica più di un testo del liceo.
-
Estrapolazione – la hard SF cerca di vedere un po’ più avanti degli attuali confini della conoscenza, spingendosi qualche passo più in là, nel regno delle possibilità non ancora realizzate, dove gli scienziati non osano ancora spingersi in mancanza di prove certe – e spesso si è già verificato il caso che lo scrittore di SF avesse ragione e la scienza confermasse le sue ipotesi.
-
Anticipazione – la SF cerca di capire come sarà il futuro e nel fare queste previsioni si serve di vari strumenti; oltre a quelli di normale amministrazione per qualunque scrittore (storici, sociali, politici, letterari, satirici) la SF utilizza anche il progresso della scienza e della tecnica, dandoci così un quadro più ampio e completo – non è profezia, in alcun modo, ma sovente riesce ad anticipare il futuro nelle sue linee generali e anche quando sbaglia, è comunque da ammirare per il tentativo.
-
Educazione – la funzione educativa di queste storie viene spesso ignorata a livello di critica letteraria, eppure ha avuto un ruolo fondamentale – per esempio, la hard SF tende a preparare le nuove generazioni all’impatto con il progresso e le sue sfide (pensate a Heinlein e a come i suoi romanzi per ragazzi hanno abituato una intera generazione di americani a pensare allo spazio come un posto dove viaggiare e dove vivere, oppure pensate a William Gibson e Bruce Sterling e come hanno aiutato a comprendere e affrontare l’impatto con la diffusione dell’informatica); fondamentale è il ruolo educativo di quelle opere che portano il lettore a identificarsi con il diverso/l’alieno (pensate alla Le Guin e a “La mano sinistra delle tenebre”, ma anche a tanti romanzi di Gordon Dickson, Jack Vance e Poul Anderson e alle loro accurate e credibili raffigurazione di razze diverse da noi fisicamente e culturalmente).
-
Ideazione – a volte la SF ha ispirato e stimolato gli scienziati: pensate ai robot di Asimov, ai satelliti geosincroni di Clarke, ai “logici” di Murray Leinster. Infine, tanto per ribadire il concetto che non occorre grande cultura scientifica per costruire una buona storia di fantascienza hard: ci avevate mai riflettuto sul fatto che “Uccello da guardia” di Robert Sheckley è la perfetta descrizione di un moderno drone?
Franco Piccinini