Tra le domande frequenti che si pongono gli aspiranti narratori, vi sono quelle relative alle scuole di scrittura: sono utili i corsi di scrittura creativa? Serve davvero frequentare questi laboratori? Cosa si studia? Può essere un sostegno per chi intende intraprendere questo percorso? Per comprendere meglio la materia e come si svolgono tali corsi ne abbiamo parlato con Enrico Rulli, socio della World Science Fiction Italia. Nato a Firenze nel 1958, il Nostro abita a Vaglia, comune che fa parte della città metropolitana di Firenze. Conferenziere, curatore di antologie, saggista e scrittore, Enrico è docente di corsi di scrittura realizzati con il magazine Inchiostro.
“Collaboro con la Casa editrice Del Miglio -ci ha riferito- di cui la scuola di scrittura è solo una delle attività. Vi è poi Inchiostro, che è la più antica rivista italiana dedicata ai racconti, soprattutto di autori esordienti. E alla rivista si affiancano le attività su social media, soprattutto Facebook. Poi vi è l’attività di editing, e le collane editoriali. Ma per queste ultime, essendo un libero professionista, il mio apporto è sporadico”.
Cosa insegni?
Insegno scrittura narrativa, che è diversa concettualmente dalla scrittura creativa.
Ci vuoi spiegare la differenza?
La scrittura narrativa individua strumenti che supportano l’autore nella scrittura, ma lo lasciano libero di ricercare il proprio stile espressivo, senza perdere mai di vista l’unità dell’opera. Si tratta di un approccio diverso dalla scrittura creativa, che poi sarebbe la creative writing anglosassone, che invece ha un approccio analitico.
E quindi il tuo ruolo cosa prevede?
Mi occupo in particolare dei corsi avanzati, le settimane-vacanza, durante le quali spingo a provare tecniche narrative mutuate da classici della letteratura o opere contemporanee che rivestano un qualche interesse.
Puoi farci un esempio?
Per esempio, nell’ultima edizione di quest’estate a Soave, in provincia di Verona, sono partito dal nouveau roman per introdurre la particolarissima costruzione con cui Hervé Le Tellier ha scritto L’Anomalia, uscito nel 2021 (un best seller che ha venduto diversi milioni di copie in tutta Europa), e sono finito sulla tecnica con cui Thomas Mann mantiene alta la tensione narrativa al termine di ciascun capitolo ne I Buddenbrook.
Adesso ti pongo la classica domanda. Quanto sono utili le scuole di scrittura nel contribuire a plasmare lo scrittore?
Scrivere è un’arte, come la pittura, la musica, la composizione. Occorrono talento e volontà, ma anche conoscenza degli strumenti, senza i quali l’artista non è in grado di esprimersi. Le scuole di scrittura offrono strumenti e metodologie. La creative writing è comoda, perché per qualunque indovinello di fronte al quale si trovi lo scrittore, propone una risposta che è già stata trovata da altri. La scrittura narrativa, dando strumenti, lascia libero lo scrittore di trovare anche strade diverse da quelle usuale.
In proposito hai pubblicato anche il testo Il bello scrivere – regole e strumenti per chi vuole praticare l’arte della scrittura. Ce ne vuoi parlare? A chi lo consigli? Stai realizzando altro in proposito?
Si tratta di un manuale che scrissi qualche anno fa, pubblicato da Bignami. Credo si trovi ancora in commercio. Sto scrivendo il nuovo volume, che dovrebbe essere terminato entro quest’estate. Si tratta di un’opera ambiziosa di quasi due milioni di battute, che sarà pubblicata dalla Del Miglio editore in due volumi, e che conterrà le esperienze che ho maturato in venti e più anni d’insegnamento. Ho già completato il secondo, e sono a metà del primo. Mi serve solo un po’ di tempo per portare in fondo il lavoro.
Scrivi anche saggi che appaiono su varie riviste di settore. Di cosa ti stai occupando adesso?
Sai, quando posso scrivo cose astruse. A parte l’attività d’insegnamento, sono molto attivo come editor. Seguo diversi autori. Inoltre, a parte il manuale di scrittura, sto lavorando su una serie di saggi intitolati I grandi libri spiegati ai ragazzi. Ho già pronti Il capitale di Karl Marx e Mein Kampf di Adolf Hitler. Sto affrontando Il secondo sesso di Simone de Beauvoir e poi non mi dispiacerebbe affrontare il Discorso sulla servitù volontaria di Étienne de La Boétie e L’origine della specie di Charles Darwin.
Qual è il tuo rapporto con il mondo del fantastico e come è cambiato negli anni?
Sono sempre stato un appassionato del fantastico. Considera che collaboravo con l’Editrice Nord quando era retta da Viviani. Il fantastico è un elemento imprescindibile della mia formazione culturale. Non è stato facile. Considera che io sono marxista di formazione e ho un lontano passato di militanza politica nell’estrema sinistra.
E oggi cosa rappresenta la letteratura fantastica nella tua sfera intellettuale?
Con gli anni il fantastico si è come depurato in me. Dai romanzi sono passato al concetto filosofico. Il fantastico mi aiuta a trovare similitudini su cui mi piacerebbe scrivere. Per esempio, pensa alla meccanica quantistica. Ci sono interessanti affinità tra i concetti che questa branca della fisica si porta dietro e quelli espressi in filosofia, soprattutto antica. Tu pensa per esempio al concetto di “entanglement” o a quello di “nulla gravido” da cui tutto proviene: sono due concetti alieni che chi è abituato al fantastico trova più facili da digerire.
Non c’è che dire, nel fantastico c’è sempre qualcosa da scoprire sia che si tratti di narrativa o eventualmente di filosofia. Ringraziamo Enrico per averci dato utili delucidazioni sulle scuole di scrittura. Gli interessati possono senz’altro rivolgersi a lui.
Filippo Radogna