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La sinagoga degli iconoclasti (Tzvetan Todorov)

Continuiamo a proporre recensioni di opere al margine del fantastico scritte da un nostro socio che vuole sempre mantenere l’anonimato. Buona lettura.

Donato Altomare

Todorov, Tzvetan – La letteratura fantastica (Garzanti 2022-02)
 Visti dagli appassionati e dai professionisti che vi si dedicano, il fantastico e la fantascienza hanno i loro riferimenti letterari, i loro riti, le loro usanze. Ma cosa succede quando a occuparsene è un filosofo?
 Tzvetan Todorov (1939-2017), bulgaro naturalizzato francese, ha scritto questo saggio nel 1970. Si tratta di uno scritto fondamentale, uno strumento di lavoro indispensabile per tutti coloro che si vogliano occupare di fantastico. Eppure, l’appassionato si trova destabilizzato affrontando queste pagine: gli esempi avanzati non sono quelli che avrebbe portato lui; le teorie tratteggiate sono sconosciute. Si può essere più o meno d’accordo con le tesi avanzate da Todorov, le si possono criticare e considerare superate, eppure questo è un testo ineludibile col quale misurarsi. Per comprendere come il fantastico venga vissuto da chi è fuori dall’ambiente, e per confrontarsi con le basi teoriche individuate dallo studioso. Conoscere, confrontarsi, significa consapevolezza, significa crescere, in ultima analisi migliorare se stessi e le proprie abilità narrative.
È opportuno chiedersi: qual è l’apporto degli elementi fantastici all’opera che li contiene? Adottando questo punto di vista funzionale, si possono ottenere tre risposte. In primo luogo, il fantastico suscita un effetto particolare sul lettore ‒ paura, o orrore, o semplicemente curiosità ‒ che non possono suscitare altri generi o forme letterarie. In secondo luogo il fantastico è utile alla narrazione, mantiene la suspense: la presenza di elementi fantastici consente un’organizzazione particolarmente serrata dell’intreccio. Infine il fantastico ha una funzione a prima vista tautologica: permette di descrivere un universo fantastico, e non pertanto questo universo ha una realtà al di fuori del linguaggio; la descrizione e il descritto non sono di natura diversa.
L’esistenza di tre funzioni, e di tre soltanto (a questo livello di generalità) non è un caso.

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