Si considera un “conteur d’histoire” e ritiene la scrittura un mezzo più che un fine, Claude Françis Dozière, come si denota dal nome ha origini francesi ma vive in Italia da lungo tempo. E’ un autore di fantascienza e dopo aver pubblicato i due romanzi: “Eroi di guerre invisibili” e “Il Noburian” (entrambi per Delos Digital) sta preparando la sua terza avventura spaziale. Ma non è tutto, il Nostro ha collaborato a varie fan fiction di Star Trek. E con questa notizia, a questo punto, siamo certi di avervi incuriositi. Se volete approfondire la sua conoscenza vi invitiamo a proseguire nella lettura, vi divertirete!
Sei nato in Alsazia, in Francia, e vivi a Vasto in provincia di Chieti dove ti occupi di consulenza del lavoro e comunicazione. Posso chiederti come mai risiedi in Italia e da quanto tempo? Ti trovi bene da noi o pensi di tornare nella tua terra d’origine?
Sono project manager, mi occupo di marketing, formazione e di direzione commerciale da circa trent’anni. Girando l’Europa e Medio oriente per il mio lavoro, presso aziende italiane e straniere sono arrivato nel 1985 in Italia e torno in Francia circa due tre volte volta all’anno. Sono cittadino del mondo e non mi sento legato per sempre a qualcosa, vado dove sto bene, al momento sto bene in Italia malgrado alcune difficoltà.
Hai studiato lingue e letterature straniere. Su quali tra i grandi della letteratura e su quali opere in particolate ti sei formato e chi maggiormente ha influenzato la tua scrittura fantascientifica?
In Francia ho conseguito un DEUG in lingue e letterature straniere di due anni, si tratta di un diploma che non esiste più. Poi in una università privata svizzera ho conseguito una laurea magistrale in Marketing e comunicazione. Certi autori mi hanno segnato per sempre, ma per motivi diversi. Li elenco: René Barjavel con “La nuit des temps”; Ray Bradbury con “Fahrenheit 451”; John Le Carré con “La spia che venne dal freddo”; Dino Buzzati con “Il deserto dei tartari”. Non posso fare a meno di rileggerli ogni tanto. Poi sulla fantascienza specifica, Ray Bradbury, Isaac Asimov (the godfather della fantascienza), Dan Simmons, Frank Herbert. Ma la lista è molto lunga. La scuola americana mi ha marchiato a fuoco, questo lo posso dire con certezza.
Ti consideri un “conteur d’histoire” e ritieni la scrittura un mezzo più che un fine. Ci vuoi spiegare questo tuo modo di intendere l’arte del narrare?
Amo la fantascienza da sempre, in particolare la scifi militare, mi diverto a giocare con il cosiddetto multi-genere, inserendo elementi spy, thriller e politici. Il concetto di “conteur d’histoire” è riassunto in poche parole, non sono interessato alla meta ma al viaggio, il viaggio dei personaggi nella storia e porto con me i lettori che mi vogliono seguire. Il tema e il punto di vista tematico del romanzo è importante anche se preferisco che ogni lettore trovi il suo.
Ti capita di leggere autori di fantascienza francese? Come li consideri e cosa pensi di loro? Ci sono particolari che fanno differire la fantascienza francese da quella italiana?
Autori francesi come René Barjavel, Pierre Boulle, Jules Verne, Stefan Wul sono dei classici, sono cresciuto con questi autori francesi. Quanto agli autori italiani devo riconoscere che ho letto poco a parte qualche romanzo di Lino Aldani, Massimo Mongai e Maico Morellini.
Oltre alla passione per la scrittura sappiamo che ami le camminate in montagna e lo sport, in particolare il rugby e le arti marziali. Anche lo sport è una filosofia di vita e il benessere fisico e mentale vanno di pari passo nel cammino della salute.
Sì adoro la montagna tra l’altro per rimanere in tema di scrittura ho letto autori come Jon Krakauer e Roger Frison-Roche i quali hanno scritto fantastiche storie di montagna. Il rugby è lo sport collettivo per eccellenza, ho partecipato nel lontano 1976 ai campionati Juniores nazionali, il mio giocatore preferito era Jean Pierre Rives, lui metteva la testa dove alcuni giocatori non osavano mettere i piedi. Per le arti marziali ho quasi trent’anni di attività, pratico abitualmente karate e aikido, ma anche kali escrima e wing tsun mie ultime scoperte in tema di arti marziali.
Hai anche lavorato su produzioni cortometraggio di fan film di Star Trek?
E’ una lunga storia, è una passione che coltivo da tanti anni, legata alla mia infanzia. Sono cresciuto, insieme a mio fratello con Star Trek TOS (The Original Series, ndr); ero affascinato dalle storie, dai personaggi e dai costumi. Questa passione mi ha accompagnato nel tempo, ho conosciuto autori come Norman Spinrad, David Gerrold ad essa legati. Poi per caso ho incontrato un collezionista di uniformi originali di Star Trek TOS e dopo anni di ricerche ho contattato Robert Fletcher, costumista dei primi quattro film di Star Trek, questa esperienza mi è servita nei miei studi su Bill Theiss costumista di Star Trek TOS. Mi sono quindi messo alla ricerca dei materiali originali della serie per i costumi di scena. Con l’aiuto di Angela Avino, sarta costumista professionista che lavora nella ricostruzione di uniformi originali storiche, abbiamo ricreato alcune uniformi di scena copie originali, di Pike (The Cage pilot) e Kirk, Spock, Nurse Chapel, Commodore Stone, sia la versione duty sia la versione dress della stagione 1 e 2.
E poi l’esperienza come si è concretizzata?
Siamo stati contattati da produttori americani di fan film di Star Trek. Abbiamo partecipato alla produzione dei costumi di Interlude nel 2020 e di Axanar che uscirà quest’anno. Inoltre, di due episodi del sequel di Prelude to Axanar uscito nel 2015 dallo stesso produttore Alec Peters, con circa 5 milioni di views. Ma la mia partecipazione a questo ultimo progetto non si è fermata alla sola consulenza e produzione di costumi ma anche alla lavorazione di qualche personaggio nello script. Una consulenza esterna, ma di grande stimolo!
E noi auspichiamo che tu possa portare avanti con sempre maggiore soddisfazione tutte queste tue prestigiose attività!
Filippo Radogna