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Catellani, la sf umoristica e lo scautismo

NicolaScout per sempre, studioso di astronomia, scrittore di fantascienza, prevalentemente umoristica, con sé porta spesso la macchina fotografica per immortalare paesaggi, monumenti o situazioni.
Sono le principali caratteristiche della personalità di Nicola Catellani, funzionario statale, nato nel 1968, vive a Carpi in provincia di Modena, vincitore nel 2021 e nel 2022 del Trofeo RiLL per racconti fantastici ha pubblicato due romanzi di fantascienza.
Andiamo a conoscerlo meglio.

Sei laureato in astronomia, cosa ti ha portato a intraprendere questo percorso di studi?
La passione per l’astronomia mi è nata fin da piccolo, probabilmente assieme alla lettura di libri di fantascienza per bambini, o ai romanzi di Jules Verne come “Dalla Terra alla Luna” (in seguito ho letto quasi tutta la produzione di Verne). Si è poi sviluppata nell’adolescenza, anche grazie alla vita negli scout che mi ha messo a contatto con altri appassionati e mi ha permesso di vedere un vero cielo stellato nelle notti dei campi estivi in montagna. A 16 anni, invece del motorino, mi sono fatto regalare un piccolo telescopio. Poi, siccome a Bologna esisteva una delle due sole facoltà di Astronomia italiane, e mi era comoda da raggiungere in treno, ho scelto quella strada.

Tra le diverse materie qual è stata quella che più ti ha interessato?
Quando si parla di “facoltà di Astronomia”, molti pensano che nei suoi corsi si impari a guardare il cielo, riconoscere le costellazioni e i pianeti o (peggio ancora) a fare previsioni meteo (quando non ti chiedono di “fare l’oroscopo”). In realtà il termine più corretto sarebbe “Astrofisica”, in quanto si tratta in effetti di un corso di laurea in fisica con alcuni esami più specifici riferiti all’astronomia. Nel mio corso di studi ho scoperto a poco a poco che, più della matematica e fisica, mi piaceva la storia dell’astronomia, e difatti la mia tesi si è occupata di storia e didattica della misurazione del tempo nelle classi della scuola primaria.

Quali sono i fenomeni astronomici che più ti incuriosiscono nell’universo e perché?
Gli oggetti astronomici che prediligo sono le galassie, questi straordinari agglomerati di miliardi di stelle che popolano l’universo, ognuna con la propria forma e con le proprie caratteristiche.

Anche nelle avventure di fantascienza ti piacciono le storie ambientate nello spazio?
Sì, nelle mie letture di fantascienza ho sempre Pellegrini nella galassiaVia Lattea per negati avuto la preferenza per storie ambientate in queste incommensurabili distese stellari, a partire dalla trilogia della Fondazione di Asimov (soprattutto con gli evocativi primi titoli italiani di “Cronache della Galassia”, “Il crollo della Galassia centrale” e “L’altra faccia della Spirale”). Non è un caso che il mio primo libro pubblicato si intitoli “Via Lattea per negati” (Plesio Ed.) e quello pubblicato quest’anno sia “Pellegrini nella galassia” (Delos Digital).

Ti faccio una domanda, diciamo, classica: scienza e letteratura aspirano ad ampliare la comprensione dell’uomo sul mondo. Tu come le combini nelle tue narrazioni?
Malgrado la mia formazione scientifica, la scienza e la tecnologia non sono mai preponderanti nelle mie opere. E quando le uso, più che ampliare la comprensione dell’uomo sul mondo servono ad ampliare la comprensione dell’uomo sull’uomo stesso. Per fare un esempio, “Via Lattea per negati” racconta di una coppia di giovani coniugi rapiti da un’astronave aliena deserta e interamente comandata da un’intelligenza artificiale: tutto il romanzo (umoristico) è un continuo “scontro” tra l’umanità fallibile dei due protagonisti e l’intelligenza infallibile e asettica dell’intelligenza artificiale. E si scoprirà che gli umani sanno adattarsi alla tecnologia, mentre la tecnologia non riesce ad adattarsi agli umani.

Le tue pubblicazioni, sia i romanzi sia i racconti, hanno uno sfondo umoristico. Come mai questo filone e chi sono, sotto questo aspetto, i grandi autori cui ti riferisci?
Come lettore, il mio filone preferito è la fantascienza “classica” (avventure nello spazio, viaggi nel tempo, ucronie) o umoristica. Come molti, fin dall’adolescenza ho adorato Asimov, Heinlein, Simak, Bradbury, Vance ma anche scrittori un po’ più recenti come Dan Simmons, Douglas Adams, Robert Sawyer, John Scalzi. Cito anche due autrici: Lois McMaster Bujold e Julian May. Ho elencato solo autori di lingua inglese, ma non ho preclusioni sulle altre nazionalità o sugli italiani: basta che la trama mi ispiri, e la leggo. Per quanto riguarda il fantasy, invece, non è il mio genere a meno che non sia fantasy umoristico. Per cui ho letto tutto quello che è uscito in italiano di Terry Pratchett e Jasper Fforde o anche il ciclo di Landover di Terry Brooks e i romanzi dell’isola di Zamonia di Walter Moers. Il mio lavoro di scrittore riflette un po’ questi miei interessi, per cui scrivo fantascienza “classica” o fantasy umoristico e fantascienza umoristica.

Provieni dal mondo dello scautismo: tra le basi della pedagogia di Baden-Powell vi è quella dello scouting e dell’avventura: “Butta il cuore oltre l’ostacolo,” sosteneva il fondatore. Cosa ti ha dato sotto l’aspetto della formazione l’esperienza scout
Lo scautismo ha formato la mia vita dagli otto anni in avanti, fino a tutt’oggi. Mi ha dato la capacità di trovare sempre qualcosa di buono in tutte le situazioni, di non fermarsi davanti agli ostacoli, il cercare la felicità nel fare la felicità degli altri, poi la capacità di lavorare in gruppo, di organizzarsi per raggiungere un obiettivo. L’obiettivo dello scautismo in generale è creare buoni cittadini che possano lasciare il mondo “un po’ migliore di come l’hanno trovato”, e anch’io ho fatto mio questo obiettivo. Per anni sono stato anche formatore di adulti educatori (i capi scout) e questo mi ha fatto conoscere centinaia di persone in gamba sparse in tutta Italia che cercano di fare del proprio meglio per migliorare questa società.

Quanto ha influito la vita scoutistica nella tua voglia di avventura e come poi l’hai eventualmente riallacciata alla tua scrittura?
Sicuramente, poi, lo scautismo ha contribuito in modo notevole a farmi sviluppare la fantasia: per anni e anni mi sono occupato dei bambini (i lupetti e le coccinelle), e organizzare per loro giochi, attività e campi estivi sempre diversi e con ambientazioni fantastiche è stato uno stimolo notevole!

Giocare per crescere quindi, e chi ha vissuto il metodo scout (il sottoscritto ha avuto questa fortuna) non può che essere d’accordo. Buona strada Nicola!

Filippo Radogna

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