Prima di pubblicare, lo scorso anno, il suo romanzo distopico dal titolo “L’esercito dei pomodori tristi” (Edizioni Dialoghi) Adelaide Rossi aveva scritto, da studentessa, romanzi romantici rimasti rigorosamente inediti. Affascinata da ogni forma d’arte, Adelaide ama il pulp, scrive poesie, racconti e testi musicali. Sa anche cantare, recitare e suonare l’ukulele, strumento a corde di origine hawaiana simile ad una piccola chitarra. Tra i suoi scrittori di riferimento ci sono Irwine Welsh, Kazuo Ishiguro e Chuck Palahniuk, tra i registi, Quentin Tarantino, Jordan Peele e Pupi Avati, tra le attrici Mariangela Melato. E’ un’aspirante sommelier e in casa si cimenta anche nella cura delle sue tante piante ornamentali. Classe 1990, romagnola, vive a Bologna e per professione si occupa di Diritto della privacy e protezione dei dati personali, lavoro che le piace tantissimo cui si dedica con grande impegno.
Sei una persona molto creativa, in quale linguaggio delle arti preferisci esprimerti?
Ogni forma d’arte per me è estremamente affascinante. Credo che ognuna abbia il suo valore e offra un modo unico di comunicare emozioni e idee. Personalmente, la musica e la scrittura sono quelle con cui riesco maggiormente ad esprimermi, e non ne preferisco una all’altra, essendo per me entrambe fondamentali. In ogni caso, sono una persona molto curiosa e amo sperimentare, non ponendo limiti alla mia creatività.
Da giovanissima hai fondato varie band e volevi fare la rocker?
Sì, ho fondato la mia prima band rock a 17 anni, ma la band che ha ricoperto un ruolo fondamentale nella mia vita è quella alla quale ho preso parte qualche anno più tardi, i Vaudeville & Bad Omens.
Di che periodo stai parlando?
Era il lontano 2011. Pubblicammo persino un album di brani originali, ‘Voyage’, che ricevette una discreta accoglienza. Al tempo avevo 21 anni e ammetto che allora mi affascinava l’idea di diventare una musicista professionista. Ma crescendo ho capito che quel tipo di vita non era proprio per me. Amo la stabilità e la tranquillità, vedere spesso la mia famiglia e andare a letto presto: non proprio una vita da rocker!
Hai pubblicato vari brani musicali, l’ultimo del 2021 è intitolato “Memorie di una stagista” di cosa tratta?
“Memorie di una stagista” è un brano che ho scritto e composto alcuni anni fa, che affronta con ironia la realtà che spesso oggi i giovani neolaureati si trovano ad affrontare nel nostro paese, intrappolati in lavori né gratificanti né remunerativi, ben lontani dai sogni che avevano da bambini. Al di là del richiamo evidente alla triste situazione degli stagisti, in generale credo che molti potranno riconoscersi nelle parole del brano. Insomma, da piccoli tutti vogliamo fare l’astronauta, la ballerina, il supereroe… a nessuno a 3 anni viene in mente di rispondere “L’impiegato!”, alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?”. Poi cresciamo, impariamo che, ahimè, bisogna pagare le bollette e fare la spesa, e spesso dobbiamo accontentarci di una professione non proprio “sexy”, mettendo da parte i nostri sogni. Può sembrare deprimente, ma in realtà il mio vuole essere un messaggio di speranza: non tutti abbiamo la fortuna di realizzare i nostri sogni di bambini e fare professioni che ci appassionano ed entusiasmano, ma ciò non significa che non possiamo formulare e perseguire nuovi sogni, da adulti.
Dove può essere ascoltato il brano musicale?
Su tutte le piattaforme come Spotify o Apple Music, e su YouTube è presente un buffo videoclip disegnato da me.
Tra le varie arti pratichi anche il teatro, in quale forma ti cimenti?
Il teatro ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore. Ho iniziato con l’improvvisazione teatrale e ora mi dedico al musical a livello amatoriale. L’arte della recitazione è una fonte di ispirazione costante per me. Ammiro enormemente il lavoro di Mariangela Melato, grande attrice teatrale, cinematografica e della tv che nel teatro lavorò con Dario Fo, Visconti, Ronconi…
A questo proposito ricordiamo che lo scorso 10 settembre è stato il decimo anniversario della sua scomparsa. Qual è l’impronta e qual è l’insegnamento che, a tuo parere, ha lasciato per coloro che come te intendono dedicarsi all’arte?
E’ stata una straordinaria attrice che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo del teatro, del cinema e della televisione. Il decimo anniversario della sua scomparsa è stato un momento per ricordare un’artista straordinaria e una donna a dir poco avanti coi tempi e dalla forte personalità. Ricordo di aver letto tempo fa un aneddoto sul suo primo provino con Pupi Avati che mi ha molto colpito. Si presentò all’ultimo minuto al posto di un’amica e Avati, inizialmente, non voleva neanche darle un’opportunità. Sfido chiunque, davanti al rifiuto di un regista di quel calibro, a non scoraggiarsi e andare via con la coda tra le gambe; ma invece lei no, è rimasta lì tutto il giorno, ottenendo la possibilità di dimostrare il suo talento, e conseguentemente, la parte. Quanta tenacia e determinazione bisogna avere per non perdersi d’animo davanti a un ‘no’, nemmeno uno di quel peso? Credo che questa debba essere una lezione preziosa per tutti noi: ci saranno sempre ostacoli sul tuo cammino e porte chiuse in faccia, a prescindere dal tuo talento. In primis però devi essere tu a credere in ciò che fai e lottare per ottenerlo: a mio avviso è questo che fa la differenza tra avere un “sogno” e avere un “progetto”.
Ti appassiona molto il pulp. Cosa ti attrae di questo genere di produzione letteraria o cinematografica?
Mi annoio facilmente, quindi nell’intrattenimento amo essere costantemente sorpresa. Il mondo del pulp mi attrae per la sua audacia, la tendenza a sfidare continuamente il pubblico e osare senza porsi limiti. È un genere che consente di trattare tematiche scomode e politicamente scorrette con toni impietosi, costringendo il pubblico a riflettere e a confrontarsi con realtà complesse. Da un punto di vista puramente estetico, invece, ammetto di trovare estremamente divertente tutto ciò che è eccessivo e sopra le righe, e se c’è qualche schizzo di sangue, è anche meglio.
Facci un esempio di autori o registi che maggiormente ti coinvolgono.
In letteratura ho una passione sfrenata per Chuck Palahniuk, un ragazzo che sul pulp ha costruito un’intera carriera. Al cinema mi diverte molto Quentin Tarantino quando esagera (un po’ meno quando scrive dialoghi che vanno avanti per ore), e impazzisco letteralmente per Jordan Peele, Ari Aster e Yorgos Lanthimos. Chi ha visto qualcuno dei film di questi registi sa bene che non sono per tutti e le scene crude (così come i colpi di scena) non mancano.
Il pulp è anche presente nel tuo romanzo di fantascienza distopica “L’esercito dei pomodori tristi” pubblicato lo scorso anno dalle Edizioni Dialoghi…
Assolutamente sì. Si tratta di un romanzo volutamente molto crudo, sia a livello di tematiche che di scrittura. È grafico, esplicito, macabro, violento… insomma, non per tutti i “palati”. Sono consapevole che molte pagine possono risultare difficili da affrontare per alcuni, e va bene così. Non è un libro per tutti, e non vuole esserlo.
Cosa ti proponi con questo romanzo?
Il mio obiettivo è quello di “prendere a schiaffi” il lettore: un po’ per il puro gusto di farlo (come piace a me essere sconvolta e spaventata quando leggo, confido nei miei fratelli e sorelle là fuori amanti delle emozioni forti), un po’ perché credo che certe tematiche non possano essere servite sul velluto. In questo romanzo si parla di discriminazione, di violenza di genere, di fanatismo religioso… temi così brutti, così sporchi, per arrivare dritti al cuore del lettore, devono essere imbruttiti e sporcati ancora di più. E poi credo che in generale, il brutto racchiuda un grandissimo fascino. È quella che il filosofo tedesco Karl Rosenkranz definisce “estetica del brutto”. A mio avviso, dietro il deforme, il ripugnante, lo sporco, si cela spesso una grande bellezza che merita di essere esplorata. Per questo ho voluto dare al mio “mostriciattolo”, come amo chiamarlo, una veste in apparenza violenta e “prepotente”, che però nasconde al suo interno molti aspetti di inaspettata dolcezza e liricità.
Come mai hai dato al tuo libro un titolo così bizzarro?
Il titolo del libro richiama un passaggio particolare al suo interno che si rivela fondamentale per il dipanarsi della storia. Non posso rivelare di più, per non rovinare la sorpresa ai lettori. Posso solo dire che, se all’inizio può sembrare un titolo assurdo e senza senso, procedendo con la lettura tutto diviene estremamente chiaro.
Hai raccolto pareri in merito? Cosa ha colpito maggiormente i lettori?
Quello che ho notato è che, in generale, i lettori sono stati colpiti immediatamente dallo stile crudo e dalle tematiche audaci presenti nel libro, restando spesso spiazzati dall’impatto iniziale. Tuttavia, proseguendo nella lettura, quasi tutti sono riusciti a superare questa prima impressione, restando coinvolti emotivamente dai personaggi, soprattutto dalla protagonista, che è stata descritta come un personaggio pieno di sfaccettature che la rendono profondamente umana. E il fatto che, da un iniziale sconcerto, in molti mi abbiano confidato di essersi commossi proseguendo nella lettura del romanzo, non può che riempirmi di gioia e soddisfazione.
Quali sono le tue priorità sotto l’aspetto letterario e più in generale artistico attualmente?
Mi sto dedicando alla promozione del mio romanzo che sto peraltro traducendo in inglese sperando di poter così raggiungere un pubblico più ampio. Sto anche lavorando ad un suo seguito e a diversi racconti, prevalentemente di fantascienza, ma non solo. Continuo a dedicarmi anche alla recitazione a livello amatoriale e mi piacerebbe molto avere la possibilità di registrare un disco con le mie canzoni. Insomma, è un periodo creativo molto intenso!
Buon proseguimento nelle tue tante passioni e produzioni artistiche. E, dato che recentemente sei entrata a far parte della World Science Fiction Italia, sii la benvenuta tra noi!
Filippo Radogna