Tarzan, il personaggio romanzesco – da una Science-fiction leggendaria – di Edgar Rice Burroughs, ha compiuto poco più di due anni fa un secolo (All-Story Magazine, USA, ottobre 1912). Ma è più di tre lustri che ha abbandonato il grande schermo. Esploriamo il franchise dimenticato di Hollywood – e il suo ritorno al cinema!
(Articolo ispirato a “Planet of the Ape Man” di O.Williams su Empire #280,ottobre 2012)
Liane e urla nei cinema 2000
Alexander Skarsgård, 38enne statuario biondone svedese di quasi due metri, sarà il nuovo Tarzan della cine-generazione Anni Zero. Il primo luglio dell’anno prossimo il suo “Tarzan the Untamed” (l’indomabile, titolo di lavorazione non ufficiale) sarà proposto dalla Warner Bros. in piena modalità kolossal. Il progetto è di serie A… Dalla regia dell’inglese David Yates, famoso per aver narrato in film gli ultimi tre popolarissimi libri di Harry Potter; al cast, super: Margot “Wolf of Wall Street” Robbie, Christoph “Django” Waltz, Samuel L. “Mace Windu” Jackson, Djimon “Guardiani della Galassia” Hounsou, Sir John “Alien” Hurt. Dalla crew, britannicissima, professionalissima; al taglio narrativo-visivo: ambiziosa ambientazione fine ’800/inizio ’900 dalla cura perfetta, come gli inglesi ci hanno da tempo abituati in Tv e in sala. Eppure il film è da un lato atteso al varco da major, fandom, critici già spietati; dall’altro lato a oggi quasi ignorato dal grande pubblico e dai curiosi.
Abbiamo già avuto un assaggio del possibile fallimento. Kellan Lutz (Emmett Cullen in “Twilight”) è stato l’anno scorso il primo Tarzan cinematografico dopo 16 anni di assenza dal set… pur nascosto dal motion capture digitale. Si è trattato del film in animazione 3D direttamente dagli studi tedeschi della Constantin. Una produzione che celebrava il centenario del più famoso personaggio di Edgar Rice Burroughs trasformandolo nell’eroe ambientalista di un teen-cartoon d’ambientazione contemporanea. Flop doloroso.
Eroe di vecchi film
Ci sono James Bond, Batman, Sherlock Holmes per ogni generazione cinematografica. Per decenni Tarzan ha fatto parte di questo magnifico pantheon eroico: dalla sua fortunatissima creazione letteraria ha ispirato almeno 89 film… Ma solo una manciata di essi è stata prodotta negli ultimi 30 anni. Tanto tempo fa è stato un fenomeno; adesso quell’Uomo Scimmia monosillabico in un’Africa Fantastica e razzista, che urla il suo yodel mentre si lancia di liana in liana nel glorioso bianco e nero, sembra (è) anacronistico.
O forse il vostro Tarzan è quello originale della trentina di romanzi, pura Pulp Science-fiction? O quello dei molti fumetti, spesso di alto valore artistico? O quello dei film Action nei colori saturi degli anni ’60? O quello, semplice ma emozionante, disegnato dalla Disney nel 1999, con i suoi messaggi infantili tolleranza e le insopportabili canzoni di Phil Collins?
La casa editrice Faber and Faber ha in tempi recenti commissionato ad Andy Briggs una nuova serie tarzanide per ragazzi; lo scrittore afferma: “Il 99% dei bambini sa chi è Tarzan, anche se non hanno mai visto il cartone Disney.
Sanno che vive nella giungla ed è stato cresciuto dalle scimmie. Tutti conoscono il suo urlo. Nessuno di loro sa come o perché…”. Si tratta di una specie di osmosi culturale, tramite la quale Tarzan è ancora qui con noi; ma dove è stato? E può tornare ad avere successo?
Sanno che vive nella giungla ed è stato cresciuto dalle scimmie. Tutti conoscono il suo urlo. Nessuno di loro sa come o perché…”. Si tratta di una specie di osmosi culturale, tramite la quale Tarzan è ancora qui con noi; ma dove è stato? E può tornare ad avere successo?
Origini selvagge
Il racconto “Tarzan of the Apes” (“Tarzan delle Scimmie”) fu pubblicato dall’americano E.R. Burroughs nell’ottobre 1912, in versione seriale sulla rivista pulp All-Story Magazine; poi raccolto in volume nel 1914. Come per il personaggio fantascientifico coevo John Carter di Marte, dello stesso autore, l’attrattiva per i lettori dell’epoca stava nell’impossibile ambientazione esotica. Le foreste pluviali africane potevano anche essere un po’ più vicine dei deserti rossi marziani ma rimanevano ben al di là delle possibilità del pubblico, abbastanza inesplorate da poter credibilmente nascondere infinite città perdute, creature mostruose e razze dimenticate. La stessa, profonda e ingenua (simpaticissima) ignoranza dell’autore gli fece popolare la sua fitta giungla dell’Africa equatoriale da animali che preferiscono gli spazi aperti e, soprattutto, da inesistenti “scimmie giganti”. Successivo di soli 13 anni al “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad, il libro è ovviamente molto diverso ma tratta degli stessi orrore/fascinazione per la vita selvaggia.
Burroughs iniziò a 37 anni la sua carriera pulp, dopo l’esercito e decine di imprese tra le più sciocche e svariate: quando inventò John Carter e Tarzan vendeva, quando ci riusciva, temperamatite – e, disperato, passava il tempo evitando il suicidio con la matta lettura di riviste tascabili. Concluse che se c’erano tizi pagati per scrivere immondizia di quel genere, allora poteva scriverne anche lui! Da perfetto dilettante era sicuro di poter raccontare storie altrettanto, o più, intriganti. Immediato successo. In seguito divenne un uomo d’affari molto astuto: fu uno dei primi scrittori a proteggere legalmente il suo nome e le sue opere, creando la ER Burroughs Incorporated nel 1923.
Il cinema muto tentò quasi subito di filmare Tarzan: dal primo storico attore Elmo Lincoln di fine anni ’10 a James Pierce che, prima di indossare il pellicciotto, si sposò la figlia dello stesso Burroughs, Joan. Ma l’autore rimase deluso dalla mancanza di fedeltà e cercò dei cine-studi che gli garantissero il controllo creativo… Impresa che abbandonò presto. La potentissima MGM entrò in campo e lo scrittore le vendette subito il personaggio, disinteressandosi del suo destino cinematografico. Hollywood doveva solo rimanere fedele al concept, libera di inventarsi nuove storie. L’archetipo “Io Tarzan tu Jane” nasce qui, anche se poi la leggendaria battuta non esiste in nessun script.
Da Lord letterario a… cine-scimmione
Il Tarzan originale, quello nei libri, è il Lord britannico John Clayton III, ottavo Conte di Greystoke: il perduto orfano nato nella giungla africana (costa atlantica) il 22 novembre 1888. Nel primo romanzo viene allevato dalle Grandi Scimmie Mangani. Ancora adolescente, impara da solo a leggere l’inglese nella baracca dei genitori defunti; l’ufficiale della marina d’oltralpe Paul d’Arnot, dopo averlo trovato, gli insegna il francese… L’epilogo lo vede, nobile e ricco ventenne, guidare un’automobile dalle parti di Baltimora, USA, alla ricerca della sua Jane Porter; alla quale rinuncia da gentiluomo perché già promessa sposa. All’inizio del secondo romanzo (“The Return of Tarzan”/“Il ritorno di Tarzan”, 1913) Lord Greystoke è a Parigi, conosciuto come il colto manesco Monsieur Jean C. Tarzan; poi lavora come raffinato e feroce agente segreto per i francesi nell’Algeria pre-Grande Guerra… È l’inizio della sua vasta saga Science Fantasy, nella quale si muove per l’Europa, l’Africa e il mondo come un Wolverine ante-litteram, più ripulito dell’X-Man ma meno schierato.
Nei film MGM, invece, Tarzan è il campione di nuoto Johnny Weissmuller, senza alcuna origine né altro nome né formazione culturale: si tratta della misteriosa “grande scimmia bianca” incontrata dall’esploratore James Parker (attore C. Aubrey Smith) e dall’allegra figlia Jane (Maureen O’Sullivan) sul sentiero per il mitico Cimitero degli Elefanti – in “Tarzan the Ape Man” del 1932. Weissmuller era un famoso olimpionico dal corpo scultoreo che costrinse il personaggio, nei successivi 50 anni, a essere interpretato da atleti più che da attori. Anche il fisico della O’Sullivan aveva molti fans: nel sequel “Tarzan and his Mate” del ’34 il suo bikini e la nuotata come mamma l’aveva fatta (ma in acqua sguazzava una controfigura…) fecero impazzire pubblico e censura. Weissmuller lottò per dodici film con animali pericolosi, selvaggi cannibali e bianchi bastardi; il suo urlo, creato da un ingegnere del suono, rimane l’icona tarzanide – l’attore avrebbe poi imparato a imitarlo abbastanza bene. Questi amatissimi film in B/N, conditi da assurdità come lo scimpanzé-star Cita e la capanna tra le liane, sono l’origine di capolavori moderni come “I predatori dell’Arca perduta” di Steven Spielberg & George Lucas – ad esempio, in “Tarzan Triumphs” (’43) i nemici sono i nazisti
Anni ’30-’40: esplode il cine-mito nella competizione di vari progetti. Il produttore Sol Lesser si impossessò per vie traverse dei diritti e mise in scena il serial “ufficioso” “Tarzan the Fearless” (’33), con un altro nuotatore a impersonare l’Uomo Scimmia (Buster Crabbe); dopo un terribile tentativo con il decatleta Glenn Morris, rilevò nel 1943 dalla fallita MGM la serie “ufficiale” dell’imbattibile Weissmuller e la portò alla rivale RKO. Nel frattempo lo stesso Burroughs, stanco di vedere il suo aristocratico eroe dalla doppia natura ridotto a un troglodita, rimuginava una sua discesa in campo cinematografico…
…cliccare qui per leggere la seconda parte
Filippo “Jedifil” Rossi
Consigliere dell’ Associazione Yavin 4 Fan Club