Archivi

Quota sociale annuale e donazioni

La quota sociale è di € 25,00 mentre e' possibile fare una libera donazione all'Associazione per meglio sostenere la sua attività. Cliccare qui per informazioni su come effettuare il versamento

Max Gobbo e le Storie del Necronomicon: una recensione di Donato Altomare

Quando si affronta un’opera di narrativa si possono scegliere varie strade, alcune sono alquanto canoniche, quindi senza eccessivi rischi, altre invece si mostrano più ardite per cui c’è bisogno di coraggio. Di queste ultime posso citarne tre a mo’ di esempio: 1) trattare un argomento con lo stile di un grande maestro della narrativa; 2) mettere insieme storie relative a personaggi famosi inserendosi poi personalmente ‘tra le righe’; 3) legare queste storie a un unico filo conduttore di pura fantasia, ma trattandolo come fosse assolutamente vero.
Come detto ci vuole coraggio per seguire una sola di queste strade. Percorrerne due insieme rasenta la temerarietà. Tre sono sintomo di follia.
Che Max Gobbo sia un autore folle non lo si direbbe. Per chi lo conosce è modesto, seppur un entusiasta, e guarda ciò che è davanti a lui traendo insegnamento dal passato. Eppure ha scritto un romanzo che ha l’estrema difficoltà di affrontare la narrativa di grandi autori come Il solitario di Providence e il mitico Howard. Più che un romanzo il suo può essere definito un fix-up. Non si tratta però di una invenzione moderna, la maggior parte dei fix-up sono i romanzi che nascono all’epoca d’oro delle riviste (1930-1960). In Italia ci sono stati pochissimi casi fino ai tempi recenti, dove sono tornati in auge con le pubblicazioni di ebook seriali.*
Ma non lasciatevi ingannare, perché se di follia si tratta è senz’altro lucida. La narrazione scorre agevole, le parole sono pertinenti e collocate al punto giusto, le sorprese non mancano, come pure le invenzioni letterarie che affascinano e avvincono. I personaggi sono ben delineati, tutt’altro che stereotipi – sarebbe stato facile cadere nel tranello di riproporne di già letti – seppure inquadrati in un recente passato. E chi ha scritto del passato sa bene quanto sia difficile farlo.
Tutto gravita intorno al Necronomicon, sul quale vi risparmierò ogni commento per rispetto alle vostre conoscenze. Intelligente è il modo di far palpitare tutte le storie, collegate tra loro, col cuore di quel famoso Libro dei morti anche quando nella storia non si fa esplicito riferimento a esso e con la mente del suo autore, l’arabo pazzo Abdul Alhazred, anche quando lo si descrive diverso da quello che la nostra fantasia ci rimanda.
E la cosa più bella è che alla fine del romanzo sareste pronti a giurare che il Necronomicon esista davvero.
Del resto sono certo che sia un’invenzione…
O magari è nascosto da qualche parte e io non lo so…
O forse è uno pseudobiblium? **
Eppure dicono che sia stato trovato…
Ma no… non esiste…
O forse sì…
No…
Mah!

Donato Altomare

* Grazie a Silvio Sosio per queste informazioni sul fix-up.
** Grazie a Gianfranco De Turris per aver richiamato nella sua presentazione questo delizioso neologismo di L. Sprague De Camp.

Max Gobbo, Storie del NECRONOMICON, Tabula Fati, Chieti 2016

I commenti sono chiusi.