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Wonderful and Simple Fantastic Instance

vegettiERNESTO VEGETTI nasce a Nerviano, in provincia di Milano, il 24 ottobre 1943, tanto è vero che era solito affermare di ritenersi orgoglioso di avere “fatto la guerra”. Come tutti i ragazzi degli anni 50 il primo approccio alla lettura passa attraverso i fumetti dell’epoca; seguono i romanzi western della Collana Ranch ed i gialli mondadoriani. Il salto decisivo verso la SF avviene nel 1956 con Il grande passaggio di Yves Dermeze, Urania, 135. Negli anni successivi si diploma, riesce a trovare un impiego stabile, sposa Stefania il 1° Luglio 1976 e diventa padre del suo amatissimo Matteo il 14 novembre del 1977, senza venire memo alla vocazione di lettore onnivoro e coltissimo (storia, testi scientifici, manuali di politica, letteratura e quanto altro stimolava un desiderio inesauribile di approfondire qualsiasi argomento con cui veniva in contatto).
La convinta passione per la fantascienza ed il fantastico letterario proseguirà per tutta la vita di Ernesto facendo di lui uno dei cardini della SF nazionale. In pratica le Italcon, il Premio Italia, la WorldSF italiana, devono la loro sopravvivenza al suo protervo entusiasmo, alla sua eccezionale capacità organizzativa, alla sua disponibilità di paziente ed inossidabile mediatore tra le diverse anime del turbolento mondo fantascientifico italico.
Il 1977 è un anno chiave nella vita di Ernesto poiché  partecipa allo SFIR IV di Ferrara ed entra attivamente  nell’agone fantascientifico. Nel 1980 offre un decisivo contributo alla realizzazione dell’Italcom 6 ed Eurocom 5 a Stresa. Ma è nel 1983 per l’Italcom 9-Fantasticom a Borgomanero che Vegetti dimostra di essere ormai divenuto un leader di indiscusso prestigio.
Il Catalogo della SF, fantasy & Horror, elaborato, arricchito ed approfondito con rigorosa pignoleria nel corso di un’intera, amaramente breve, esistenza conclusa il 17 gennaio 2010, resta come imperituro monumento alla sua memoria, senza peraltro dimenticare Cartografia dell’inferno realizzato da Gianfranco de Turris con il contributo prezioso di Vegetti.

Adalberto Cersosimo (a cura di)
curtoniVITTORIO CURTONI, nato in provincia di Piacenza nel 1949, è stato un pilastro della fantascienza in Italia. Ha iniziato la sua lunga carriera giovanissimo come curatore della collana Galassia, portando in Italia per la prima volta molti tra gli autori e le opere più sofisticate degli anni sessanta e settanta. Ha fondato e diretto Robot, forse la più famosa rivista italiana di fantacienza dopo Urania, che è tornato a dirigere nella nuova edizione Delos Books negli anni 2000.
È stato tra i primi a scoprire le potenzialità della telematica e della rete, prima animando gruppi di discussione su FidoNet, poi su internet, e collaborando per anni con la rivista telematica Delos. Ha tradotto oltre trecento romanzi, tra i quali opere di Philip K. Dick, Joe Lansdale, David Ambrose. Ha collaborato per anni il quotidiano di Piacenza Libertà.
Come scrittore, Curtoni ha dato il meglio soprattutto nei racconti, raccolti in quattro antologie: La sindrome lunare e altre storie (Armenia 1978), Retrofuturo (Shake 1999), Ciao futuro (Urania 2001), Bianco su nero (Delos Books, 2011), ma ha scritto anche un romanzo, Dove stiamo volando, riproposto da Urania nel 2011.

Silvio Sosio (a cura di)
vallaRICCARDO VALLA (1942-2013) è stato uno dei massimi esperti italiani nell’ambito del fantastico e della fantascienza. Laureato al Politecnico di Torino, fu assunto come redattore scientifico della Boringhieri. Negli anni ’70 ha curato, insieme a Renato Prinzhofer, le collane fantascientifiche “Cosmo Argento”, “Cosmo Oro” e “Fantacollana”, dirette da Gianfranco Viviani e pubblicate dalla Nord.
Apprezzatissimo traduttore dall’inglese, ha lavorato anche per la collana Urania della Mondadori. Una parte delle sue conoscenze enciclopediche è stata riversata in una miriade di articoli teorici, saggi critici, prefazioni, introduzioni, e presentazioni di opere e autori. Insieme a Ruggero Bianchi ha redatto gli aggiornamenti delle voci relative alla fantascienza del Grande Dizionario Enciclopedico UTET.
Per alcuni anni fu proprietario e gestore della libreria Sevagram, ubicata a Torino in via Volta 1 (vicino alla stazione di Porta Nuova), specializzata nel campo della fantascienza e del fantastico.

Antonino Fazio (a cura di)
lisieroALBERTO LISIERO nasce a Milano il 13 agosto 1964, e fin da giovanissimo sviluppa un grandissimo interesse per la tecnologia. Appassionato di fumetti, fantascienza e arti audiovisive, ama collezionare riviste, albi, libri e memorabilia delle sue serie TV e film preferiti. Affina le sua abilità come autodidatta, diventando presto esperto di video montaggio e programmatore di computer.
Nel 1986 insieme a un manipolo di appassionati fonda, diventandone l’Ammiraglio, lo Star Trek Italian Club, che ancora oggi rappresenta l’associazione più longeva dedicata a una saga di fantascienza. L’anno dopo conosce Gabriella Cordone, sua compagna di vita e primo ufficiale; i due si sposano nel 2011.
Considerato da appassionati e professionisti come il massimo esperto italiano di Star Trek, è stato traduttore di libri e autore di fumetti, consulente e supervisore per tutti i prodotti italiani di Star Trek e direttore editoriale della rivista ufficiale italiana Star Trek Magazine fin dai tempi in cui era una semplice fanzine, oltre ad avere organizzato per oltre un quarto di secolo le convention dello STIC.
Muore per un infarto improvviso la notte tra il 1 e il 2 gennaio 2013.

Gabriella Cordone Lisiero (a cura di)
vivianiGIANFRANCO VIVIANI, nato il 3 maggio del 1937, milanese, ha iniziato la sua attività editoriale presso l’editrice Mursia.
Alla metà degli anni sessanta inizia l’attività in proprio, fondando nel 1965 l’Editrice Nord. Dopo tentativi in altri generi, decide di abbracciare quella che, fin da ragazzo, era stata la sua passione, la fantascienza, e dal 1970 parte la pubblicazione delle collane Cosmo Argento e Cosmo Oro, con le quali per decenni editò il meglio della science fiction internazionale. Traduzioni integrali, edizioni molto curate, libri di pregio: la fantascienza, fino ad allora abituata soprattutto a edicole e tascabili, arrivava nelle librerie con pubblicazioni di qualità e di prestigio.
Viviani è attivo nel mondo della fantascienza, non solo come editore. Partecipa alle convention, organizza nel 1980 l’Eurocon a Stresa, è tra i fondatori, insieme con gli amici Frederick Pohl e Harry Harrison, della World SF.
Superati alcuni scogli, come il fallimento del distributore, la casa editrice si avvia alla decadenza verso la fine degli novanta anche a causa del diminuito interesse del mercato verso la fantascienza e la lettura in genere. Nel 2002 l’Editrice Nord viene acquistata dal gruppo Longanesi.
Nel 2005 Viviani entra nell’Associazione Delos Books portando tutta la sua esperienza editoriale e consentendo il salto alla distribuzione in libreria, mentre nel 2007 è socio fondatore della Delos Books srl. Nel 2012 viene nominato socio onorario dell’Associazione Delos Books.
Gianfranco Viviani ci ha lasciati il 29 agosto del 2014. Con lui tramonta un’epoca, quella in cui la fantascienza in Italia, anche grazie ad altre case editrici, viene nobilitata e riconosciuta come letteratura non seconda ad altre.

Fantascienza.com (per gentile concessione di)
curtoniMASSIMO MONGAI, (3 novembre 1950 – 1 novembre 2016) era romano di Roma. Anzi, romano della Garbatella, quartiere per cui provava un viscerale senso di appartenenza, peraltro fortemente ricambiato: una passione reciproca e totalizzante che il Moretti di “Caro Diario” non si sognava neppure.
Massimo si era laureato in giurisprudenza, ma non aveva mai intrapreso la carriera di avvocato. Da spirito inquieto qual era, nella sua vita adulta aveva esplorato numerose professioni, da archivista a bibliotecario, da artwriter a freelance nel campo della pubblicità. Poi, nel 1997, aveva vinto il premio Urania con Memorie di un cuoco d’astronave, romanzo di SF umoristica in cui Massimo usava, come voce narrante, il personaggio (lo chef spaziale Rudy Turturro) che sarebbe poi divenuto il suo alter-ego di carta.
Da quel momento Massimo aveva deciso – per dirla alla Bukowski – di vivere il fottuto mito dello scrittore. Aveva perciò chiuso tutte le sue precedenti attività e cominciato a macinare opere, spaziando dalle sceneggiature radiofoniche al racconto breve, dal romanzo noir alla hard science fiction, dal thriller “classico” alla narrativa mainstream. Tra i suoi molti ed eclettici titoli ricordiamo, in ordine sparso giacché la precisione non era il suo talento migliore: Il gioco degli Immortali (Mondadori, 1999); Tette e Pistole (Robin, 2008); La memoria di Ras Tafari Diredawa (Robin, 2006); Alienati (Robin, 2006); Il Fascio sulle Stelle di Benito Mussolini (Robin, 2005); Cronache non ufficiali di due spie italiane (Robin, 2004); Memorie di Un Cuoco di un bordello Spaziale (Robin, 2003); Serendipità, istruzioni per l’uso (Robin, 2007); Psicopatologia sessuale di una prostituta cyborg (Edizioni della Vigna, 2014); Morte a Montecitorio (Homo Scrivens, 2016); Guida Galattica dei Gourmet (Robin, 2009).
Oltre all’attività di scrittore, Massimo collaborava con vari premi letterari (in primis il premio RiLL, di cui era giurato storico, ma anche il premio Solinas e altri), insegnava scrittura creativa, firmava saggi e articoli per varie riviste e pubblicazioni sul web. Ma la sua esuberanza non si esauriva nella bulimia letteraria: Massimo era anche un cuoco estroso ancorché dilettante, un eccellente conferenziere, un arguto polemista, un appassionato di cinema, un lettore vorace e un gran casinista nella vita sentimentale, come possono testimoniare le sue plurime ex-mogli e compagne.
Massimo se n’è andato troppo presto, ma non ci ha lasciato a mani vuote. Tra la miriade di eccentricità e geniali bizzarrie per cui non potremo dimenticarlo, ci piace citare la sua curiosa passione per gli anagrammi, soprattutto per quelli ricavati dal suo nome. Massimo spesso siglava corsivi e citazioni con pseudonimi che non erano altro che ridisposizioni delle lettere “MASSIMO MONGAI”. Uno, in particolare, gli era caro: lo considerava quasi come la prova di un destino recondito, o forse di un imperativo morale, celato nel suo nome da una misteriosa e arcana magia. AMA SOMMI SOGNI, era quell’anagramma.
No, non ci ha lasciato a mani vuote.

Francesco Grasso (a cura di)
lippiGIUSEPPE LIPPI nasce il 3 luglio 1953 a Stella Cilento, un comune in provincia di Salerno. Nel ’58 la sua famiglia si stabilisce a Napoli sino al 1971 quando si traferisce a Trieste. Lì collabora con gli organizzatori del Festival Internazionale del Film di Fantascienza. Laureato in lettere, inizia la sua attività presso la rivista Robot di Curtoni nel 1976. L’anno dopo si sposta a Milano ed entra nell’Armenia Editrice dove collabora con Vittorio Curtoni sempre alla rivista Robot, di cui sarebbe stato anche curatore per gli ultimi di numeri. Alla Armenia dirige le sue prime collane di narrativa fantastica: I Libri di Robot, I libri della paura, Psyco. Nel 1979, dopo la chiusura di Robot, termina il suo impegno con Armenia e lavora come traduttore per Mursia, Mondadori e altri. Dal 1980 collabora con Mondadori sin quasi alla sua morte precoce.
Secondo il Catalogo di SF, Fantasy e Horror di Ernesto Vegetti, Pino Cottogni ed Ermes Bertoni, il suo primo racconto professionale – Non ho bocca ma voglio bere – appare in La Sindrome Lunare e altre storie, otto racconti, di Vittorio Curtoni (Armenia Editore, Robot Speciale n. 6, gennaio 1978). Pubblica molto, principalmente saggistica.
Nel 1975 tornando a Trieste da Padova dove aveva partecipato, insieme a Fabio Calabrese, alla prima edizione del Premio Mary Shelley, espone all’amico l’idea di fondare Il re in Giallo, la prima fanzine del fantastico. Insieme a un agguerrito manipolo di appassionati si getta nell’impresa. La sua partecipazione però dura soltanto pochi numeri in quanto si trasferisce a Milano lasciando l’onore e l’onere di portare avanti Il Re in Giallo a Calabrese.
In lui predominava la gentilezza e la cordialità, ma ha sempre conservato tutte le caratteristiche della sua gente, era solare ma anche umorale, caparbio, difficilmente tornava sulle sue decisioni, cosa che può avere una doppia interpretazione, positiva o negativa. Ma io, che sono un ottimista nato, propendo per quella positiva.
La Fantascienza italiana gli deve molto.
Lippi era socio onorario della World SF Italia. Lui ne incarnava lo spirito, favorendo con ogni mezzo la diffusione della fantascienza, specie quella nazionale, pensando molto più agli altri che a sé. Cosa invero molto rara nel nostro ambiente dove ognuno si accontenta di zappare il proprio orticello e non vede le sconfinate praterie che si possono aprire se le carovane viaggiassero compatte. Lui certo le vedeva quelle praterie.
Nel 1990 gli viene affidata la cura di Urania, che porta avanti fino a pochi mesi prima della morte all’ospedale di Pavia il 15 dicembre del 2018, dove era stato ricoverato poco prima per una ostinata pleurite.

Donato Altomare (a cura di)
giachinoGIULIANO GIACHINO nasce a Torino il 25 aprile del 1943, anno importante per la fantascienza italiana in quanto, oltre lui, in ottobre nasce anche Ernesto Vegetti.
Specialista in nefrologia medica, ex-direttore del servizio di nefrologia e dialisi presso l’ospedale di Ivrea (1985-1990) e dell’unità operativa complessa di nefrologia e dialisi presso l’ospedale di Rivoli (1990-2002) è stato un conoscitore della musica e delle tematiche proprie delle opere di Richard Wagner, della natura, cultura e mitologia della regione dolomitica, della letteratura dell’immaginario e di science-fiction, di argomenti relativi alla città di Venezia.
Appassionato di Science Fiction e letteratura del fantastico sin dal 1957, ha iniziato a scrivere nel 1975 con una produzione quantitativamente scarsa ma costante nel tempo sino ad oggi, rappresentata da racconti, articoli, conferenze, saggi e recensioni librarie, apparsi su fanzine, riviste, quotidiani, antologie in volume e su rete internet. Il suo racconto “Lo Scudo di Anghor” è stato pubblicato in lingua Esperanto.
Vincitore dei Premi “The Time Machine” (1976); “Mary Shelley” (1979); “Courmayeur” (1993 e 1996); “Future Shock” (1994) e “Italia” (1998).
Era socio della World SF Italia sin dalla sua fondazione.
Di lui hanno detto:
Giuliano Giachino era veramente una persona speciale: coltissimo, geniale, allegro. E amico buono e gentile, su cui si poteva fare sempre conto. Spero sia adesso con la sua amatissima Clotilde in un mondo di luce e musica, e che lì vivano felici e insieme per l’eternità.” (Anna Maria Bonavoglia)
La notizia della morte di Giuliano mi ha colto di sorpresa: anche se sapevo che era malato da tempo. Diversi anni fa avevo ospitato, quando erano di passaggio da Bari, lui e sua moglie Clotilde, che era stata una promettente attrice teatrale, prima di sposarsi. La scomparsa di lei aveva provocato a Giuliano un dolore difficilmente immaginabile, perché Matrigna Natura non se l’era presa di colpo, ma l’aveva consumata poco a poco, con una di quelle malattie che sbriciolano progressivamente la personalità di un essere umano. Giuliano era una persona speciale, non soltanto nella sua duplice veste di medico e di scrittore; e lo era anche sua moglie. Io e i miei, che li abbiamo conosciuti, non li dimenticheremo.” (Eugenio Ragone)
Giuliano ci ha lasciati l’11 novembre del 2019, in una giornata luminosa d’uno strano autunno.
Ed è vero: chi l’ha conosciuto non lo potrà dimenticare.
(Si ringrazia Delos per alcune notizie messe a nostra disposizione.)

Donato Altomare (a cura di)
menciMANUELA MENCI, nacque il 22 aprile 1952 a Firenze, dove visse finché non conobbe colui che sarebbe diventato suo marito, Giovanni Mongini, che l’adorava e che l’avrebbe in seguito introdotta nel mondo della fantascienza, da lei definita “La realtà del domani”.
Da oltre vent’anni affiancava Vanni nel lavoro di ricerca e redazione dei libri. Iniziò con la stesura della Storia del Cinema di Fantascienza (edita da Sergio Fanucci), collana in undici volumi scritta da Giovanni Mongini e dalla figlia Claudia, alla quale Manuela contribuì in modo significativo, come ricorda Vanni stesso: “Mia moglie ha compiuto un oscuro lavoro di ricerca per trovare, e spulciare, attraverso vari testi, i dati e le informazioni necessarie per poter inserire nuovi film. Fu un lavoro oscuro, di precisione, fatto con coraggio e abnegazione per compiere una ricerca respirando la polvere dei tomi, traducendo e cercando di capire se il film trovato potesse avere il merito imprescindibile di essere messo al giusto posto nella serie dei tomi.
Più recentemente ricordiamo il fondamentale contributo apportato ai due volumi La fantascienza su Internet, pubblicati nel 2017 dalle Edizioni Della Vigna.
Racconta Vanni: “Io e mia figlia le abbiamo dato l’incarico di novella Relic Hunter o, se preferite, di Indiana Jones, per trovare e pescare queste pellicole nel “mare magnum” dei film, dei documentari, dei caroselli, dei serial e delle opere teatrali, ma le potevamo anche dire di mettersi a contare le stelle nel cielo, i fili d’erba su un prato e i granelli di sabbia nel mare etichettandoli per forma e colore, perché sapevamo con assoluta certezza che, se sceglieva di farlo, avrebbe svolto il suo incarico con la precisione che le è propria. Non avevamo solo tenuto conto di una cosa: io e Claudia avevamo scatenato un mostro: una creatura che ogni tanto irrompeva nel nostro studio, magari proprio quando avevamo appena chiuso un’annata della enciclopedia con fatica e sudore, annunciandoci, con un sorriso a trecentosessanta gradi, che aveva trovato altri film da inserire in quel periodo e noi dovevamo praticamente ricominciare da capo.
Manuela ci ha lasciato una mattina di settembre, nel 2020. La vogliamo ricordare così; intenta alle sue ricerche, con l’amore che ha sempre avuto verso Vanni e nei confronti di tutto ciò che la incuriosiva.
Grazie !

Marina Perrotta (a cura di)
cataniVITTORIO CATANI, (Lecce, 17 luglio 1940 – Bari, 23 novembre 2020).
“No, Donato, non ce la faccio. Sono tre volte che provo a scrivere qualcosa su Vittorio e per tre volte mi sono perso in banalità. Da quando matrigna natura l’ha richiamato a sé sono diventato troppo dolorosamente sensibile al suo ricordo. Quindi, ti prego, pensaci tu.”
“Certo, Eugenio, lo farò io.”
E pensavo: ‘Non so se per me sarà facile.’
Ho conosciuto Vittorio Catani (ed Eugenio Ragone) all’Italcon di Montegrotto Terme nel 1984. A centinaia di chilometri da casa. Eppure viveva a Bari, a venti minuti d’auto dalla mia Molfetta. M’aspettavo un tipo burbero (allora era già molto noto nell’ambiente) che trattava gli aspiranti scrittori dall’alto in basso. Mi sono trovato di fronte uno scrittore umile e intelligente, capace di dare saggi consigli e di sostenere tutti in egual misura. Insomma, per me è stata una rivelazione. Da allora li ho seguiti passo passo e tanto abbiamo anche fatto insieme. Da THX 1138, la fanzine Premio Italia nel 1987 e nel 1988, a manifestazioni d’ogni genere, passando per la LevanteCon, ecc.ecc..
Per parlare di Vittorio dovrei seguire un ordine preciso, ha scritto e fatto tanto, ma preferisco seguire la mia memoria che mi propone i suoi ricordi in ordine sparso.
Primo Premio Urania della storia della fantascienza italiana. Chi mai potrà scordarlo. Dicembre 1989, presentavo la mia antologia Cuore di Ghiaccio ed. La Vallisa. Lui ed Eugenio avrebbero presentato l’antologia. Chiacchierando in attesa dell’inizio, Vittorio mi dà una notizia fantastica: tutti sapevamo che Mondadori aveva bandito il Premio Urania per il miglior romanzo inedito di fantascienza di autore italiano. Lui è il primo vincitore con Gli universi di Moras (Urania 1120).
Nel 1985 pubblica – con Eugenio Ragone e Antonio Scacco – Il gioco dei mondi (Dedalo ed.) un saggio che ha fatto storia, nel 1995, è la volta di Cronache dal Futuro, – con E. Ragone e D. Giancane – (Milella ed.)
C’è anche Voci dal Domani. Il duo immarcescibile Catani-Ragone (in stretto ordine alfabetico) crea una cassetta nella quale si ‘raccontano’ a viva voce storie di fantascienza.

Vittorio era il mio riferimento, il mio lume da seguire, in lui vedevo concretizzarsi quei sogni che io mi limitavo ancora a sognare. Ma quello che più mi colpì in quegli anni fu la sua rubrica tenuta su La Gazzetta del Mezzogiorno Accadde…domani. Una serie settimanale di piccoli saggi che definirei pensieri futuri nei quali trattava argomenti impegnativi mostrandone la possibile evoluzione futura. Da questo nacque poi nel 2001 la omonima raccolta edita dalla BESA.
Se volete sapere cos’altro ha pubblicato, che è tanto, è facile trovarlo su Internet. Io rammento i suoi consigli, i suoi pareri sui miei racconti, mentre leggevo le sue opere e pensavo: anch’io scriverò così bene.
Lui aveva dieci anni più di me. Ma gli ultimi li ha passati peggiorando di giorni in giorno. Eugenio , con la voce rotta, mi ha spesso parlato di lui, di come la sua brillante mente si stesse spegnendo lentamente, di come la sua lucidità si offuscasse, di come la sua voce sciolta si impantanasse. “Inutile andarlo a trovare, non riconosce nessuno e parla poco e lentamente.”
L’Alzheimer se l’è portato via rallentando sempre più la sua vita, il suo pensiero, la sua parola, pian piano.
Sino a fermarlo del tutto.

Donato Altomare (a cura di)
milaniGUGLIELMO (MINO) MILANI, (Pavia, 3 febbraio 1928 – Pavia, 10 febbraio 2022) se n’è andato, pochi giorni dopo il compimento del suo novantaquattresimo compleanno. Ci ha lasciato tutti un po’ orfani, noi che amiamo leggere le storie d’avventura. Perché, come ha detto il suo amico ed editore Giovannetti “…con Salgari, Mino Milani è il maggior narratore d’avventura e di mistero del Novecento italiano.” Era stato uno sportivo, Mino: gli piaceva andare a cavallo, fare escursioni in montagna, percorrere a remi il suo fiume Ticino (come ogni pavese che si rispetti); da giovane aveva anche militato nella locale squadra di rugby. Tuttavia, ha passato la maggior parte del suo tempo a leggere e a scrivere.
Nella sua lunghissima carriera, Guglielmo Milani detto Mino, classe 1928, è statomolte cose differenti: giornalista al Corriere della Sera, cresciuto alla scuola di Indro Montanelli e Giovanni Mosca, direttore di quotidiani e settimanali (La Provincia Pavese, La Domenica del Corriere, e altro ancora), storico, biografo e divulgatore della storia (con una passione particolare per il Risorgimento), bibliotecario e direttore di musei; ma principalmente è stato narratore di storie. Impossibile ricordare tutto quello che ha scritto: chi si è preso la briga di contarli ha elencato qualcosa come settecento libri pubblicati. Ha scritto veramente un po’ di tutto: commedie, racconti, poesie, traduzioni, ma soprattutto romanzi e racconti. Alcuni di questi hanno argomenti realistici o intimisti e sono legati ai suoi ricordi di guerra, alle sue esperienze amorose, o alla sua profonda passione per la sua città e il suo fiume: Pavia e il Ticino. Ma la maggior parte della sua narrativa si è svolta nel vasto campo dell’avventura e del romanzo storico, con qualche deviazione nel fantastico puro e nella fantascienza. Il nostro socio World Adalberto Cersosimo parla di lui come “l’ultimo dei Salgariani” ed effettivamente Gianni Rodari, che gli era amico e aveva lavorato con lui al Corriere dei Piccoli, ha scritto di lui: “…Mi sento domandare abbastanza spesso: perché non c’è più un Salgari? Perché non c’è più un Verne?… domando a mia volta: conoscete Mino Milani? Avete letto almeno uno dei suoi libri?…
Una parte importante della produzione di Milani è quella ispirata al Far West, sia conricostruzioni storiche come quella della battaglia di Little Big Horn o della lunga marcia di capo Giuseppe e dei Nasi Forati, sia con una serie di romanzi western, il cui protagonista è Tommy River, un cow boy solitario ma molto meno duro e spietato di quelli a cui il western ci ha abituato, che cerca di usare le armi solo se è strettamente necessario. Somiglia più a Shane, il cavaliere della Valle Solitaria, che a Tex Willer. Bisogna tener presente che nei romanzi di Milani è difficile imbattersi nel tradizionale lieto fine, poiché sono dei Bildungsroman, dei romanzi di crescita e di presa di coscienza, non semplici avventure. Spesso i suoi eroi vengono sconfitti, o riportano una vittoria parziale. Per l’autore, è importante soprattutto non arrendersi, rimanere coerenti ai propri principi anche nella sconfitta e affrontare le avversità a testa alta.
Altrettanto se non forse più importante della sua attività di romanziere è stata quella di sceneggiatore di fumetti. Nel corso di una lunghissima carriera ha sceneggiato storie per quasi tutti i grandi del fumetto italiano, a partire dagli anni Settanta: Dino Battaglia, Hugo Pratt, Sergio Toppi, Grazia Nidasio, Mario Uggeri, Milo Manara, Guido Buzzelli, Aldo di Gennaro, Enric Siò, Jorge Moliterni, Alberto Breccia. E scusate se è poco. Nel campo del fantastico, ha sceneggiato i viaggi di Sindbad il marinaio per Pratt, le avventure del dr. Oss (antesignano dello steampunk) per Nidasio, la space opera “I 5 della Selena” per Battaglia e le avventure nel campo dell’occulto del “Maestro” per di Gennaro. Per questa sua attività Milani ha ottenuto molti riconoscimenti, tra cui il prestigioso premio Yellow Kid alla carriera assegnatoli nel 2017 al festival “Lucca Comics”.
Nell’area letteraria di competenza della WSF, va ricordato innanzi tutto “I cavalieri della Tavola Rotonda” (1971), la sua versione in prosa de “La Mort d’Arthur” di Thomas Malory, consigliata a chiunque ami il ciclo bretone o il film “Excalibur” di John Boorman. Il suo capolavoro nel campo del fantastico è “Fantasma d’amore” (1977). Si tratta di una storia d’amore e di atmosfera, una ghost story di gusto britannico, ambientata però tra le nebbie e le antiche strade di Pavia. Mondadori la ristampa ancora oggi e Dino Risi ne ha tratto un notevole film con Romy Schneider e Marcello Mastroianni. Nel campo della fantascienza vera e propria ha prodotto un ciclo di storie aventi come protagonista il giornalista Martin Cooper, le cui avventure sono riunite in due volumi dell’editore Mursia: “Le avventure di Martin Cooper” e “Nuove avventure di Martin Cooper”. È un cronista che ha a che fare con fenomeni apparentemente inspiegabili, che lo coinvolgono in avventure ai limiti del possibile: Martin Mystére, il personaggio delle edizioni Bonelli, gli è debitore per più di un aspetto, come ha riconosciuto Alfredo Castelli che di Milani era amico e collaboratore. Molte delle sue opere in questo campo erano però state dimenticate e sono ricomparse solo grazie a Luigi Petruzzelli con la sua Edizioni della Vigna, grazie a un volume antologico dal titolo “Di stelle e di misteri”. Qui sono riuniti tre di questi romanzi: “La luna nascosta”, “Stella 1001” e “Lo strano viaggio di Tommaso Rampin”. Il successo di questo “recupero archeologico” ha portato il suo autore a vincere il premio Vegetti e ad essere nominato socio onorario della World Science Fiction Italia. Le sue storie ci mancheranno molto.

Franco Piccinini (a cura di)